Quando al bancone la tazzina è inclusione

foto da Quotidiani locali
TRIESTE Dietro ai fornelli lo chef, nella cooperativa La Melagrana da una decina d’anni: su ordini e comande non si deve mai perdere la pazienza, altrimenti lui si piazza tra forno e frigo con un mestolo alzato in segno di protesta. Nel giardino sul retro il tuttofare si occupa di bagnare le rose e riparare le cose: fino a qualche anno fa taciturno teneva tutti i pensieri per sé, ma da quando lavora all’aria aperta non manca di una parola inattesa. Al bancone intanto due bariste con un «sorriso grande così» preparano caffè «eccezionali», e presto in sala arriveranno altri due camerieri da tempo seguiti da altre comunità.
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In tempo per l’apertura o ri-apertura, il 28 settembre, della caffetteria inclusiva “Autstanding”, in località Prosecco 162. “Aut” dalla diagnosi di autismo che accomuna molti di loro, e che per anni ha significato emarginazione.
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“Standing” come stare in piedi, con tanta fatica e soddisfazione, sempre affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione. “Autstanding”, senza trattino e con refuso sonoro, che ricorda «outstanding», cioè «eccezionale», «com’è eccezionale ciascuno e nessuno di noi» dicono rubandosi le frasi a metà Lucia Bevilacqua e Salvatore Pilato, presidente e amministratore della società e cooperativa sociale La Melagrana che curerà il progetto dell’appunto «eccezionale» caffetteria. E prima ancora moglie e marito, educatori, fisioterapisti. Lucia, per anni tra le corsie del Burlo, dove ha compreso che «la riabilitazione non è solo riarticolare un braccio o una gamba rotta, ma prima – dice – curare il trauma e rimettere insieme le persone». Salvatore, l’esperienza in Asl, per sensibilità da anni in contatto con centri giovanili e comunità, per lessico familiare da una vita «con le scarpe sporche di terra e la voglia di faticare». Lucia e Salvatore da sempre con il pallino del «prendersi cura» e innamorati della cucina equa e solidale.
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La Melagrana nasce come cooperativa sociale – anche – di inserimento lavorativo nel 2003, dall’idea dei due fisioterapisti e ispirata – anche – dall’esperienza basagliana delle tante realtà capaci di fare impresa e tenere insieme lavoro, dignità, relazioni tra le persone. Per essere, insieme con il lavoro e quello che il lavoro trascina con sé – appartenenza, soddisfazione, litigi con i capi e i colleghi, stipendi, ferie, cene di Natale, tirocini e caffè da preparare dietro al bancone –, dei cittadini che sanno, vogliono e possono fare. Per loro stessi e per il prossimo. Nel cortile della caffetteria inclusiva – prima ristorante “Be Happy” e ancor prima bottega equa e solidale – in questi giorni si festeggiano così vent’anni di «accoglienza e comunità come ambiente sociale», e l’inizio di una nuova avventura.
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“Austanding” sarà inaugurata nella collaborazione tra la cooperativa, l’Azienda sanitaria e il centro di formazione professionale Trieste Integrazione, per «ri-dare un ruolo di lavoratori a chi in difficoltà», raccontano Bevilacqua e Pilato. Essere cooperativa sociale e insieme impresa soggetta alle regole del mercato è una sfida non sempre facile: per questo nella caffetteria saranno serviti caffè di torrefazioni locali – sentimentale la collaborazione con PrimoAroma dei Polojaz – e ancora preparati dolci e salati a partire da prodotti a filiera corta, genuini e di qualità. Favorendo, al contempo, l’inserimento lavorativo e i percorsi di formazione professionale di ragazzi e ragazze in condizioni di svantaggio. In punta di piedi, spesso dimenticati alla periferia sociale: giovani con diagnosi di autismo, problemi di salute mentale, e ancora con alle spalle vissuti di dipendenza, abusi, detenzione in carcere. Nella caffetteria sociale, ai ragazzi sarà dedicata una prima fase di formazione, seguiti da educatori e psicologi che con una «sperimentazione attiva» li accompagneranno a scoprire il lavoro più vicino alle loro capacità e passioni: chef, pasticcere, barista, cameriera, addetto alla sala, giardiniere.
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«Entrare nel mondo del lavoro può essere difficile, per loro di più: il potersi sentire apprezzati, rispettati e pagati il giusto, li aiuta forse a togliere qualche pietra dallo zaino», dicono i due, mettendo in fila vent’anni di aneddoti «non sempre edificanti ma sempre eccezionali». Il tuttofare che, dopo una vita passata in silenzio, alla prima vista di quell’immenso giardino che accoglie da “Autstanding” concesse la prima di tante future barzellette. Il cuoco, con diagnosi di autismo e tanto timore del baccano, che ha insegnato allo staff a lavorare in serenità, senza perdere la pazienza. Il barista con passati problemi di alcolismo che, alla richiesta di un cliente e riempiendo un calice di vino, arrivò infine a dire: «No go più voia», poiché anche le seconde possibilità posso essere «eccezionali».