Feltre, dalla sofferenza di Vittore e Corona il seme di speranza per dire no alla guerra
FELTRE. Un appello alla pace, a quella interiore e a quella internazionale, nel segno della ripresa a tutto campo, è l’appello che il vescovo Renato Marangoni ha lanciato ieri dall’àmbone della basilica Santi Vittore e Corona per la ricorrenza della festa dei patroni di Feltre. Un santuario gremito dentro e fuori, per la strada che porta al Miesna dove già di primo mattino i fedeli hanno raggiunto il luogo simbolo della cristianità feltrina per ricevere la benedizione.
La messa solenne e concelebrata da tutti i parroci della Forania è stata preceduta dal ringraziamento “alla Provvidenza”, da parte del rettore don Sergio Dalla Rosa, «per averci concesso di fare oggi ciò che non abbiamo potuto fare lo scorso anno». Il vescovo Renato, nel nominare le autorità civili e militari che non sono mancate all’appuntamento, nella sua omelia ha fatto un parallelismo fra il martirio patito dai martiri e quello che può coinvolgere «tante storie personali, di famiglia, di comunità e di popolazioni in guerra».
Ma non ha mancato di richiamare il mondo dei fedeli, il mondo civile, all’assunzione di responsabilità morale e etica, invitando ciascuno di noi a porre l’ascia della “recriminazione distruttiva” per dedicarsi a una ricostituzione di sé e del mondo all’insegna della pacificazione e della pace. «I patroni sono qui a parteciparvi l’inno di gioia perché sono tornati fra voi portando dalla sofferenza un seme di speranza. Nessuno di noi è nato per sbaglio o per caso. C’è un patrimonio, un plus valore di portatori del seme della concordia, che non possiamo rischiare di perdere. Ma occorre smettere di recriminare, di cedere alla tentazione del risentimento, della lamentazione distruttiva. Altrimenti non potremo mai mettere la parola fine nemmeno alla violenza e alla distruttività delle guerre».
La festa è continuata anche dopo la messa. Qualche piccolo gruppo ha sfidato le previsioni del tempo per godersi la frasca. I grandi pic nic del periodo pre-pandemico non si sono allestiti, ma le persone si sono riversate in grande numero fra l’interno della Basilica e le pertinenze per tornare a respirare l’aria di San Vittore sa di spiritualità e di aggregazione, anche questa in ripresa ora che il Covid fa meno paura. Don Sergio Dalla Rosa ha fatto invece gli onori di casa invitando al refettorio dei frati le autorità intervenute, dal sindaco Paolo Perenzin invitato dal vescovo «al cammino insieme», all’onorevole Dario Bond, presidente del comitato Fondi di Confine che ha già proposto di inserire in programmazione il monumento storico-artistico sul Miesna, con un investimento di un milione di euro per mettere al sicuro la Basilica da grossi problemi strutturali.