Ceramiche Dolomiti, forni chiusi da dicembre contro il caro bollette

Approvvigionamento da nuove fonti energetiche e chiusura prolungata della fabbrica per Natale. Sono queste alcune delle strategie messe in campo dalla nuova Ceramica Dolomite per far fronte al caro energia.

La ripartenza della fabbrica, infatti, deve fare i conti con un fattore importante che non era certo prevedibile al momento dell’avvio dell’attività: l’aumento spaventoso dei costi dell’energia e in particolare del gas. Per una impresa che consuma milioni di metri cubi di metano all’anno per far funzionare i suoi tre forni, gli incrementi pesano moltissimo.

E non lo nasconde Luciano Favero (ex amministratore delegato, ora entrato nel Consiglio di amministrazione) che spiega quali sono le strategie messe in campo per sopperire a questa criticità. «Attualmente abbiamo attivi due forni su tre. Per risparmiare energia andremo a chiuderli tutti a dicembre, indicativamente dal 10 dicembre al 10 gennaio, allungando così la pausa natalizia», precisa Favero, che spiega che «già ad agosto ci siamo accordati con i sindacati per un piano di flessibilità. In poche parole», spiega, «oggi i lavoratori fanno 48 ore a settimana invece delle 40 previste. Le otto in più saranno recuperate nelle settimane in cui i forni saranno chiusi. Attualmente», precisa, «stiamo facendo passare più prodotti all’interno dei forni per avere così una riduzione del costo/pezzo».

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Favero anticipa che da tempo la società sta lavorando all’implementazione del programma di investimento per diversificare le fonti energetiche. «Oggi usiamo solo gas metano e questo è un importante limite, ma lavoriamo per diversificare le fonti energetiche su tre tipologie: metano, fotovoltaico e energie rinnovabili. Il nostro scopo», spiega, «è poter passare da una fonte all’alta in modo fluido e veloce senza interrompere la produzione quando i prezzi dell’una o dell’altra iniziano a crescere».

L’azienda è convinta: entro la fine di gennaio sarà già attiva una seconda fonte energetica, poi nel corso del 2023 arriverà anche la terza. «Puntiamo molto sul fotovoltaico, d’altra parte abbiamo 70 mila metri quadrati di tetto da sfruttare. Certo qui non è una zona dove batte il sole, ma useremo comunque la luce solare per produrre energia».

Dal mercato segnali non proprio splendidi: «Stiamo assistendo a una prima contrazione, anche se con il 110% c’è movimento. La nostra prima scommessa è di conquistare il mercato italiano: come da accordo ministeriale, ad oggi abbiamo già fatto accordi con molte agenzie, accaparrandoci l’80% del mercato nazionale. Poi, dal prossimo anno inizieremo a guardare oltre i confini», aggiunge Favero, ricordando che l’attività sul mercato del marchio Ceramica Dolomite è iniziato a ottobre, perché fino a settembre era Ideal Standard la titolata a commercializzarlo».

Oltre all’energia, la società investirà anche sul capitale umano, come anticipato da Stefano Mele, nuovo amministratore delegato: «Stiamo ridisegnando quattro nuove linee di arredo bagno che vedranno la luce il prossimo anno e ricostruendo la rete commerciale», spiega Mele, aggiungendo che entro novembre, grazie ai contratti di espansione, 77 dei 400 dipendenti andranno in pensione. Di questi, 66 saranno rimpiazzati con figure commerciali e amministrative, arrivando così a circa 390 dipendenti. «Da inizio attività abbiamo assunto già 20 persone. Lavoreremo sul territorio per reperire le nuove figure, con l’obiettivo di dare spazio a uomini e donne».

Con queste nuove figure l’azienda conta di arrivare nel 2023 a produrre 400-450 mila pezzi all’anno, un numero inferiore rispetto alla capacità degli impianti: «Ma siamo in fase di ripartenza. «Ci stiamo attivando anche per lavorare per conto di altri produttori del mercato della ceramica.