Tutti in ansia per Denis, l’orfano finito in Polonia prima di essere adottato

MANTOVA.   Con il corpo a Marmirolo ma con la testa e con il cuore in Polonia. Là, probabilmente in un campo profughi, c’è il piccolo Denis, che appena hanno incontrato in un orfanotrofio a sud di Kiev hanno considerato il loro figlio. Dario e Mariafrancesca, 50 e 44 anni, sposati da tempo, lo attendevano a casa in adozione, ma la guerra ha sconvolto tutti i loro piani.

Almeno Denis, 5 anni e mezzo, è in salvo, assieme ad altri nove bambini dell’istituto di Cerkassy: un’assistente è riuscita a portarli in Polonia ai primi venti di guerra che si sollevavano dalla pianura invasa dai russi. «Non sappiamo dove sia né quando lo rivedremo – dice Dario – ma almeno ci hanno mostrato delle foto e dei video in cui appare in buona salute. Facciamo appello a tutti coloro che possono fare qualcosa perché arrivi presto in Italia. L’abbiamo conosciuto da poco ma già ci manca».

Nelle condizioni di Dario e Mariafrancesca ci sono altre ventidue coppie italiane che stavano per adottare bambini ucraini e che invece, all’improvviso, si sono ritrovate in una situazione di incertezza e di ansia che mai avrebbero voluto. «Il 30 gennaio – racconta Dario, agente di un’assicurazione mentre la moglie gestisce un ristorante – siamo partiti per Kiev non appena ci hanno detto che potevamo incontrare il bambino. Era la conclusione di un lungo e faticoso iter per l’adozione durato tre anni e mezzo. Una volta in Ucraina, siamo andati in tribunale dove ci è stato detto che dovevamo recarci nell’istituto di Cerkassy, a 200 chilometri a sud di Kiev, per conoscere il bambino. Siamo andati là e abbiamo visto Denis».

È stato un colpo di fulmine: «Siamo rimasti con lui alcuni giorni, abbiamo giocato insieme, ci siamo divertiti. Ci siamo conosciuti e ci siamo piaciuti». Il 10 febbraio la coppia di Marmirolo è tornata a casa: «A quel punto aspettavamo solo la chiamata, dopo un mese, per ritornare a Kiev a prendere Denis. Siamo tornati a casa felicissimi, nonostante in Ucraina la situazione politica non fosse delle più rosee. Va detto, però, che i residenti non credevano nell’invasione; tutti là ci dicevano che non sarebbe successo niente, anche se la tensione era palpabile. Invece è scoppiato il finimondo e ora ci troviamo in un limbo».

A quel punto, con lo scoppio della guerra, su Denis per qualche giorno è sceso un silenzio angosciante. «Poi – ricorda Dario – siamo riusciti a contattare la direttrice dell’istituto e abbiamo saputo che il bimbo era stato trasferito in Polonia; non sappiamo dove, non ce lo dicono, ma almeno sappiamo che non è sotto le bombe. Per noi è una situazione terribile. Lo sentiamo già come nostro figlio, e non sappiamo quando lo rivedremo. Stiamo cercando di avere notizie mobilitando tutte le famiglie che sono nelle nostre stesse condizioni perché così pensiamo di avere più forza per smuovere le acque. Sappiamo che il Centro adozioni internazionali si sta muovendo, ma forse non basterà. Per questo facciamo appello al nostro ministro mantovano, Elena Bonetti, affinché ci dia una mano. E se qualche famiglia è nelle nostre condizioni, ci contatti. Più siamo e meglio è. Questo è il mio numero di telefono: 392-1188501».