Vaiolo delle scimmie, a Mantova primo caso sospetto: subito in isolamento
MANTOVA. Una settimana in isolamento a domicilio in attesa di conoscere gli esiti degli esami inviati all’ospedale di Pavia. Ma i sintomi finora evidenziati lasciano intendere che si tratti di un probabile caso di vaiolo delle scimmie, il primo in provincia di Mantova.
Per il momento le autorità sanitarie fanno sapere che si tratta di un caso «fortemente sospetto» di Monkeypox, il virus che sta tenendo il mondo con il fiato sospeso. Nessuno si sbilancia, anche perché servono ancora i risultati di alcune analisi. La valutazione clinica è in corso, si saprà qualcosa di più nelle prossime ore.
Intanto il soggetto, residente in provincia di Mantova e già seguito dagli specialisti del Malattie Infettive del Poma per altre patologie, è stato posto in isolamento nella sua abitazione. I sintomi sono lievi e per il momento non è stato ritenuto necessario il ricovero in ospedale.
Il paziente è stato subito isolato dopo la manifestazione dei primi sintomi del vaiolo delle scimmie, scoperti durante la cura di altre patologie di cui soffre il paziente. La macchina sanitaria contro Monkeypox era attiva da alcuni giorni dopo le indicazioni giunte dal ministero della Salute e dalle Regioni. A Mantova è stato creato un coordinamento tra ospedale, direzioni mediche, reparto di Malattie Infettive, Ats Val Padana e Regione. Anche nei pronto soccorso dell’Asst è attivo da giorni un percorso dedicato condiviso con Ats.
Fino ad oggi sarebbero undici i casi confermati nel nostro Paese, cinque dei quali in Lombardia. Se fosse confermato anche il caso mantovano sarebbe il sesto. Nel mondo continuano ad aumentare le segnalazioni, che ad oggi hanno superato i duecento casi. La vaccinazione anti-vaiolo in Italia è stata sospesa nel 1977. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha precisato che «sul vaiolo delle scimmie dobbiamo dire con chiarezza che non siamo di fronte a un'emergenza. Siamo di fronte a una situazione che deve essere attenzionata e monitorata: la malattia non è paragonabile al Covid e non colpisce tutta la popolazione perché chi è stato vaccinato contro il vaiolo, circa il 40% della popolazione, ha già una protezione indicativamente dell'85%. Quindi è uno scenario diverso che deve essere monitorato».
Ad ogni modo, ha aggiunto il sottosegretario, l'Italia sarebbe pronta nel caso si rendesse necessario procedere a una vaccinazione per determinate categorie. Infatti, «abbiamo già la disponibilità di oltre 5 milioni di dosi» di vaccino antivaiolo, «quindi siamo preparati eventualmente nel procedere qualora ve ne fosse la necessità».
LA SCHEDA
Che cosa sappiamo: come si trasmette e quali sono le terapie.