Mantova, una lapide per 53 caduti della Grande Guerra: erano tutti del quartiere
MANTOVA. Nell’ottobre 1925 all’inaugurazione della lapide a ricordo dei caduti nella Grande Guerra del quartiere Fiera intervenne Benito Mussolini, affiancato dall’allora sindaco Cesare Genovesi. Mercoledì 29 giugno alle 10, dopo decenni di incuria e abbandono, la lastra marmorea di corso Garibaldi di fronte alla caserma della Guardia di Finanza tornerà per una seconda inaugurazione e per qualche minuto al centro dell’attenzione delle autorità. Restaurata da Giovanna Gola per conto della sezione mantovana dell’Anmig, l’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra rivivrà l’antico splendore.
Il monumento riporta i nomi di 53 militari con relativi grado, data e località del decesso che persero la vita nel primo conflitto mondiale. Tutti abitanti nel quartiere di corso Garibaldi prima di partire per il fronte. Il più noto è forse il più giovane: Angelo Parilla, “ragazzo del ‘99”, sottotenente degli Arditi, morto il 29 ottobre 1918 a 19 anni, cinque giorni prima del cessate il fuoco. Gli venne concessa la medaglia d’oro al valor militare e Mantova gli ha intitolato un viale. Scorrendo i nomi dei caduti risalta la mantovanità delle famiglie: Benedusi, Cugola, Carnevali, Galafassi, Lodigiani, Malacarne, Marmiroli, Nuvoletti, Pigozzi, Spaggiari, Spagna, Tirelli, di cui forse ancor oggi esistono discendenti che potrebbero presenziare all’evento. Un pronipote di Parilla ha dato l’adesione. La lapide venne finanziata con una colletta popolare nel quartiere a cui ne seguì un’altra nel 1928 per aggiungere una lampada votiva, oggi scomparsa, così come l’aquila sabauda che la sormontava. Sulle vicende del monumento la ricercatrice Tiziana Gozzi ha realizzato un fascicolo edito da Sometti, in distribuzione mercoledì. Tenace ideatrice del restauro che ha superato pazientemente gli intralci burocratici la presidente dell’Anmig, Caterina Moccia, con i suoi collaboratori. La data non è casuale: ricorda l’attacco austriaco con il fosgene del 29 giugno 1916 al Monte San Michele: duemila soldati italiani morti e cinquemila intossicati.