Il sindaco di Porto Mantovano: «Il programma è un impegno con la gente, il gruppo misto contraddice sé stesso»
PORTO MANTOVANO. Voce calma e tranquilla, come suo solito, parole moderate. Il sindaco di Porto Mantovano, Massimo Salvarani, rompe il silenzio per spiegare ai cittadini costa sta succedendo all’interno della maggioranza dopo che tre componenti hanno deciso di uscirne passando alla configurazione politica di “appoggio esterno”. Non un solo tecnicismo politico, ma un rischio sostanziale per la tenuta dell’amministrazione che oggi si regge su 7 membri della maggioranza, 6 dell'opposizione e 3 del gruppo misto (Roberto Mari, Valentina Tomirotti e Vittorio Rescigno) che, di fatto, con le loro scelte posso decretare la vita o la fine del secondo mandato Salvarani.
«La politica certo è fatta di numeri, ma non solo di quelli» attacca il primo cittadino.
In che senso? Non teme di essere mandato a casa?
«Guardi, non voglio fare polemica. Non è nel mio stile. Mi limito a dire che, dichiarando di porsi in “appoggio esterno”, i tre consiglieri del gruppo misto dicono di farlo perché manca collegialità interna e dialogo con i cittadini. Entrambe le cose sono facilmente confutabili».
In che senso?
«Nel senso che con la maggioranza ci riuniamo ogni venti giorni circa per condividere le cose. E con i cittadini c’è un dialogo aperto e proficuo. Abbiamo accolto suggerimenti nati dalla gente, come la Notte Bianca, e collaborato positivamente durante il Covid, con la spesa per gli anziani, le telefonate alle persone sole fatte assieme ai volontari. Così come volontari sono quelli che raccolgono i rifiuti, aiutano nella viabilità, nel controllo dei parchi. Siamo un comune solidale e la gente lo percepisce».
Qual’è allora il vero motivo della rottura?
«La domanda va posta al gruppo misto. Quello che so è che nel 2019 ci siamo presentati ai cittadini facendo tutti assieme, anche i 3 che ora si chiamano fuori, delle promesse. Ed è il nostro programma. Che stiamo portando avanti perché è un impegno preso e la gente ci ha votato per questo. Nonostante pandemia, guerra, aumento dei prezzi che rallentano l’azione amministrativa abbiamo investito oltre 7 milioni e 200mila euro per le opere pubbliche e circa 4 milioni l’anno per scuola e sociale».
Non è che sotto sotto questo è uno strappo politico più che amministrativo?
«Non lo so. I temi amministrativi posti dal gruppo misto sono stati sempre accolti: il parco inclusivo, le varianti ferroviarie. Mari è addirittura presidente del consiglio coi voti della maggioranza dalla quale oggi dice di volersi staccare. Mi sembra tutto molto contraddittorio».
Quindi lei si sente tranquillo...
«Certo. Come maggioranza stiamo portando avanti il programma che è l’impegno con i cittadini. Chi si dissocia da questo, temo lo faccia in modo pretestuoso e la gente lo capisce. Ognuno si assume le responsabilità delle proprie azioni».