Morta dopo la visita, il marito smentisce l’ospedale di Mantova: «Non è fuggita dal Poma»
È stata disposta per sabato mattina alle 9 l’autopsia di Paula Almeida, la donna di 37 anni morta mercoledì per un malore dopo essere stata al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Poma per almeno due volte (tre secondo quanto riferisce il marito) tra il lunedì e il martedì. Sulla drammatica sorte di questa donna, madre di due figli e residente a Cittadella, la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine.
L’autopsia servirà a chiarire le cause della morte della giovane donna, che si era rivolta all’ospedale perché accusava forti dolori al braccio sinistro e al torace. Il legale assunto dal marito, l’avvocato Francesco Sorregotti, ha nominato un perito di parte che assisterà all’autopsia: «Ci avvarremo della consulenza del professor Andrea Verzelletti , direttore dell’unità operativa di medicina legale degli Ospedali civili di Brescia e docente dell’Università di Brescia».
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L’avvocato è molto prudente. Ma spiega che il marito di Paula Almeida «mi ha riferito innanzitutto che la moglie ha avuto ben tre accessi, e non due, nell’arco di 24 ore prima del decesso. In particolare il mio cliente riferisce che si erano recati al pronto soccorso per la seconda volta attorno a mezzanotte per il persistere dei sintomi, nonostante la visita avvenuta poche ore prima. Il marito afferma che in quell’occasione al pronto soccorso avevano detto alla giovane che doveva attendere che i farmaci facessero effetto, che era stata visitata poche ore prima e che quindi difficilmente il medico l’avrebbe visitata. Così i due coniugi sono tornati a casa. Poi, alle quattro, la situazione è peggiorata e la donna è stata trasportata al pronto soccorso da un’ambulanza del 118».
È in questo nuovo ricovero al pronto soccorso che le versioni fornite dall’ospedale e dal marito divergono su un aspetto tutt’altro che secondario.
«Il mio cliente sostiene che la moglie non si è allontanata dall’ospedale senza avvisare nessuno – riferisce l’avvocato – mi ha detto che la donna gli ha telefonato dal pronto soccorso per chiedergli di raggiungerla perché “qui mi hanno detto che posso tornare a casa”. Perciò il marito è andato al Poma e con la mogli è tornato a casa. Dove la donna, all’alba, ha avuto la crisi fatale. Il personale del 118 arrivato ha cercato di rianimarla, con un massaggio cardiaco durato almeno una mezz’oretta. Ma purtroppo non c’è stato nulla da fare».
Questa è la versione fornita dal coniuge della povera donna. Ovviamente l’intera vicenda va presa con tutte le prudenze del caso. Come riferito sull’edizione di ieri, la versione del Poma riporta dinamiche diverse. L’autopsia rappresenterà un punto fermo in grado di dare informazioni utili sulle cause della morte della 37enne. Per questo motivo il legale del marito si avvale di un perito di parte.