Finiti i restauri di Palazzo Ducale a Mantova: tolti i ponteggi
Una parte del restauro della facciata del Palazzo Ducale verso il ponte di San Giorgio - lo skyline per chi entra in città - è conclusa. Ieri hanno iniziato a smontare il ponteggio. Ora è ben visibile l’ampliamento della facciata verso lago, tirata su forse in un’epoca successiva alla prima fase di costruzione del blocco architettonico, risalente agli anni intorno al 1580, durante l’ultimo periodo del ducato di Guglielmo Gonzaga. L’ampliamento della porzione orientale del prospetto verso il lago dell’Appartamento Grande di Castello deve essere avvenuto subito dopo, forse ancora con Guglielmo, duca fino al 1587, o con suo figlio Vincenzo I, quindi a cavallo tra Cinque e Seicento.
Dai lavori sono emerse tracce ornamentali, tenui - per vederle bisogna aguzzare la vista - perché attraverso i secoli «gli intonaci sono stati sostituiti e sovrapposti - dice il direttore Stefano L’Occaso - ma i colori dovevano essere brillanti», testimonianza della «vivace policromia della città».
La veduta di Mantova nella pala di Francesco Borgani, del 1618 circa, con San Francesco che intercede presso la Madonna per fare cessare un’epidemia, fa capire come l’intonaco della facciata fosse dipinto, con disegnate le quattro colonne ora riaffiorate. Nella parte d’intonaco vicino alla trifora che corrisponde alla loggia di Tasso c’è uno stemma: dovrebbe essere quello di Vincenzo I Gonzaga perché in alto c’è il Monte Olimpo con sopra una corona; s’intravede anche la traccia di un collare, un’onorificenza che potrebbe essere dell’Ordine del Redentore, fondato nel 1608.
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Sotto lo strato d’intonachino dove c’è lo stemma, affiorano qua e là piccole tracce di colore: un giallo ocra e un viola intenso, databili a fine Cinquecento.
Rispettoso di ciò che è rimasto, il restauro è di carattere conservativo, per consolidare gli intonaci antichi e ritrovare, sotto gli intonaci moderni cementizi, le tracce dell’apparato decorativo.
Sono state anche rimosse le integrazioni di intonaco novecentesco, estremamente friabile. Il restauro, condotto dalla ditta Carena e Regazzoni di Cremona e dall’impresa appaltatrice di questo lotto di lavori, la Brc spa di Genova, è stato diretto da Daniela Lattanzi con la direzione operativa di Daniela Marzia Mazzaglia; responsabile unico del procedimento e coordinatore del progetto è Antonio Giovanni Mazzeri, coadiuvato da Alice Festa.
L’indirizzo conservativo degli interventi è stato condiviso con la Sovrintendenza Archeologia belle arti e paesaggio.
I lavori proseguiranno sull’esterno della palazzina della Rustica, del cortile della Cavallerizza e della loggia di Eleonora. Entro la primavera o a inizio estate nell’Appartamento Grande di Castello ci sarà un nuovo intervento di consolidamento strutturale e miglioramento sismico.