Dall’esondazione allo tsunami: piano emergenza per Mantova
Mantova, città d’acqua, è destinata a convivere con i suoi laghi formati dal Mincio e con il Po. E anche con i cambiamenti climatici che rappresentano un pericolo sotto forma di bombe d’acqua improvvise capaci di far tracimare fiumi e canali. Come è successo in Emilia-Romagna. Insomma, la città è esposta al rischio idrogeologico e idraulico e per far fronte a questa eventualità il Comune ha approntato il piano di protezione civile che esamina vari scenari, oltre che vari rischi (ci sono anche quelli sismico, industriale e degli incendi boschivi). Il piano è in continuo divenire: aggiornato nel 2021, presto lo sarà ancora.
Per quanto riguarda il rischio alluvione, il piano disegna cinque scenari di rischio: l’esondazione del Mincio con gli effetti che avrebbe sui quartieri di Angeli e Belfiore, l’allagamento di Valletta Paiolo e di una porzione di centro e quello di Virgiliana a causa di piogge fortissime, la piena del Po con il rigurgito del Mincio e il crollo della diga di Salionze. Per quanto riguarda la prima ipotesi, si considerano forti piogge che provocano un’onda di piena che dal Garda si scarica nel Mincio. Con l’acqua in uscita da Salionze (155, 160 e 165 metri cubi al secondo, che si assestano a 25, 30 e 35 a Pozzolo) si allagherebbero Angeli (Spiaggetta, circolo San Lazzaro, venti edifici in via Negri e via San Lazzaro e zone agricole circostanti) e Belfiore (45 edifici distribuiti tra le vie Pascoli, Romagnosi e De Micheli e i giardini). Le aree di emergenza sono individuate in parcheggi e parchi. Con l’allerta arancione le strutture del Comune informerebbero la popolazione sui comportamenti da tenere, mentre con quella rossa di preallarme e allarme scatterebbero le evacuazioni.
Le bombe d’acqua potrebbero far esondare il reticolo idraulico minore della zona urbana. In questo caso andrebbero sott’acqua Valletta Paiolo (l’area compresa tra i viali Montenero, Vesci, Montello, Gorizia e Fiume) e il centro (tra viale Montello, binari della ferrovia, corso Garibaldi e le vie Giulio Romano, Sauro, Po, Isonzo e Monte Grappa) e sarebbero coinvolte 5.200 persone. Le aree d’emergenza da utilizzare sarebbero i parchi e i parcheggi pubblici (tra cui quelli dell’Anconetta e dell’ospedale Poma). Anche in questo caso scatterebbe prima il livello di criticità moderata arancione e poi quello rosso, con le specifiche azioni da svolgere. Costante anche il collegamento con la prefettura e con la Regione in caso di allerta.
Lo straripamento del Fosso della posta provocherebbe l’allagamento di Virgiliana e oltre. Trenta le persone che dovrebbero fare i conti con l’acqua alta che invaderebbe in gran parte edifici ad uso artigianale, commerciale e industriale. Il parcheggio del centro commerciale la Favorita accoglierebbe in un primo momento la gente sfollata. L’unico scenario che si è già verificato è quello della piena del Po con rigurgito nel Mincio. Questo inonderebbe, come già successo, la zona di strada Riviera Mincio e costringerebbe all’evacuazione delle quattro abitazioni presenti. Infine, c’è lo scenario del crollo della diga di Salionze, con il collasso della parte in muratura. Da lì scivolerebbero a valle 700 metri cubi d’acqua al secondo che si assesterebbero sui 400, allagando Pozzolo e Goito.
Il piano comunale cita il Magistrato alle acque, secondo cui Mantova sarebbe interessata dalla piena, con modalità non definite, quattro ore dopo il cedimento. Negli scenari ipotizzati, il piano prevede che i soccorritori, con le strutture abitative e i magazzini per lo stoccaggio di mezzi e materiali per la popolazione colpita, utilizzino il parcheggio del palasport Grana Arena a Boccabusa come luogo di raccolta e l’elisuperficie del Poma.