Telecomunicazioni: 100 lavoratori mantovani pronti allo sciopero
«Per difendere oltre ventimila posti di lavoro e rimettere il settore delle telecomunicazioni al centro della transizione digitale del Paese». Si conclude con queste parole il volantino che annuncia lo sciopero nazionale unitario del settore telecomunicazioni organizzato dai sindacati di categoria Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom per martedì prossimo che interessa oltre cento lavoratori mantovani, dei quali una sessantina sono addetti Tim.
La protesta, accompagnata da una manifestazione in piazza Santi Apostoli a Roma, è contro lo scorporo di industria e servizi nelle telecomunicazioni e le conseguenti ricadute occupazionali, contro i ritardi allarmanti su banda ultralarga e reti 5G, ma anche per contrastare l’arretratezza digitale dei territori, i reiterati tentativi di fuoriuscire dal contratto collettivo nazionale per comprimere salari e diritti delle aziende Crm (Customer Relationship Management) che si occupano di gestione delle relazioni con i clienti e di quelle di Bpo (Business process outsourcing) che si occupano di subappalto di funzioni aziendali. La manifestazione vedrà partecipare delegate e delegati in arrivo da Mantova dove lo scorso 31 maggio le motivazioni dello sciopero sono state illustrate nel corso di un’assemblea dei lavoratori di Tim svoltasi nella sede di Borgo Angeli.
Assemblea che ha visto «una convinta e numerosa partecipazione» come spiega Greta Zanoni addetta Tim e componente dell’assemblea generale della Slc Cgil di Mantova per il settore telecomunicazioni. «Nelle parole dei colleghi intervenuti in assemblea – prosegue Zanoni – ho avvertito sconforto ma allo stesso tempo voglia di rivalsa: il sentore di tutti noi è che, già a piccoli passi, l’azienda stia procedendo in una direzione ben precisa e allarmante. Nel caso specifico del mio reparto, per esempio, da pochi mesi ci hanno totalmente cambiato mansione: operatori commerciali con anzianità ultra ventennale sono stati trasformati dall’oggi al domani in tecnici online destinati all’accoglienza dei guasti. Stessa sorte da febbraio ad oggi per numerosi altri call center 187 a livello nazionale, in quanto hanno trasferito il grosso dei servizi all’esterno a costi sicuramente più bassi. Questo grande travaso, d’altro canto, non ci rasserena per niente, perché non la vediamo come una manovra risolutiva, ma come un passaggio temporaneo in attesa di qualche altro movimento».
Una situazione allarmante per il territorio mantovano, come conferma Alessandra Grossi, segretaria Slc Mantova, presente all’assemblea dei lavoratori Tim. «Martedì – afferma Grossi – saremo in piazza Santi Apostoli a Roma, per protestare contro queste politiche sbagliate, aziendali e governative. Garantiamo servizi e connettività a tutta Italia, anche nelle peggiori situazioni, come recentemente dimostrato tra pandemia e alluvioni e ripagano così i lavoratori. È ora di un cambio di passo, verso stabilità occupazionale e futuro digitale. Invitiamo tutti i lavoratori interessati ad aderire allo sciopero perché, come spiegato in assemblea, i problemi riguardano tutti».
La situazione del settore delle telecomunicazioni, spiega Luca Brivio, coordinatore Tlc per la Slc Cgil dell’area Sud Lombardia, «sta diventando un grande paradosso, di quelli tipicamente italiani, dove succedono le cose, non te ne capaciti, pensi che ci sarà sempre una soluzione e puntualmente accade il contrario».
Il fatto è che «il comparto – prosegue Brivio – destinato ad essere il traino della trasformazione digitale del Paese nella realtà vive una sofferenza enorme, immerso nel fango di ammortizzatori sociali, tagli nella contrattazione, assenza di ricambio generazionale. Il costo del lavoro è sempre il primo ad essere aggredito dalle aziende. Tim ne è il massimo esempio e le lavoratrici e i lavoratori di Mantova sono pienamente coinvolti in questo paradosso. Separazione dell’infrastruttura di rete dai servizi, con diverse entità che si creeranno, ognuna dal futuro incerto. E in Wind, Vodafone, Bt, Ericsson nell’ultimo periodo scelte che di industriale hanno nulla. I governi si succedono senza che qualcuno gestisca davvero la trasformazione del Paese, accettano il lento declino del settore e permettono che si possa arrivare a ventimila possibili esuberi in un futuro molto vicino».