Un altro mese senza stipendio, cresce la tensione al Clir
PARONA. Lo stipendio non arriva per il secondo mese consecutivo, il consiglio di amministrazione non firma la richiesta di cassa integrazione e i lavoratori del Clir chiudono fuori gli operai della Teknoservice, che ancora stanno usando la sede per scaricare il vetro raccolto.
Quello compiuto venerdì è stato un gesto di protesta, ma anche di disappunto da parte dei 20 dipendenti rimasti della società lomellina che si occupava di raccolta dei rifiuti, che da mesi non percepiscono denaro, a causa dei conti bloccati dalla banca per i troppi debiti, e che a luglio non avranno la quattordicesima.
Nei giorni scorsi il Clir ha dismesso diversi servizi nei comuni e sono subentrate società private. Tra questa Teknoservice, che è tra i creditori del Clir, in quando prima era uno dei fornitori. Visto il debito, la società piemontese ha continuato a utilizzare il cortile della sede paronese come deposito. Venerdì, quando è arrivata la notizia che il cda non avrebbe firmato la richiesta di cassa integrazione, pronta da tre mesi, perché alcuni componenti non sono disponibili a farlo, alcuni dipendenti hanno chiuso il cancello.
Gli autisti della Teknoservice hanno provato a entrare comunque. Sono volate parole grosse e qualche spintone tra i lavoratori delle due società. Sul posto è intervenuto anche un ex dirigente del Clir, oggi passato alla nuova ditta, i cui autisti hanno dovuto portare via i rifiuti non potendo entrare nella sede. Intanto sulla questione pesa anche la mancata richiesta per gli ammortizzatori sociali.
«Da tre settimane – dice Riccardo Panella della Cgil – abbiamo pronta la richiesta di cassa integrazione. Il consiglio di amministrazione non l'ha ancora firmata. Vorremmo sapere perché non tutti sono d'accordo con questa richiesta, che consentirebbe quanto prima di dare un sostegno alle famiglie di tutti quei lavoratori che da due mesi non percepiscono lo stipendio».
La diaspora dei dipendenti
Dei 53 lavoratori originari del Clir, oggi ne sono rimasti venti. Peraltro tra chi si è licenziato c'è anche l'addetto alle paghe, perciò finora non solo non sono arrivati i soldi dello stipendio, ma non c'è nemmeno il cedolino.
Dei comuni subentrati nel servizio, nessuno ha applicato l'articolo 6 del contratto nazionale, che prevede il passaggio alla nuova società con lo stesso inquadramento. Ad alcuni lavoratori sono arrivate proposte a titolo personale per passare alla nuova azienda, ma con un inquadramento contrattuale molto più basso. Le offerte che sono arrivate ai lavoratori erano tutte a livello base, con la necessaria riduzione di quelli che sono i livelli raggiunti durante tutta la carriera e anche l'ipotesi di uno spostamento di sede di lavoro. —