Incassa le caparre per l’affitto, ma la casa era inaccessibile: arrestato
MORTARA. Già dal mese di settembre i carabinieri avevano raccolto le denunce di diverse persone che, cercando una casa in affitto, si erano imbattuti in un annuncio on line per un appartamento in via Marianini, a Mortara. Trovando l’offerta allettante, avevano accettato di dare la caparra, per somme dai 50 fino agli 850 euro, ma con la chiave ricevuta non erano stati in grado di entrare nell’appartamento.
Una truffa in piena regola. A compierla, secondo le verifiche, il figlio del proprietario dell’appartamento, deceduto alcuni mesi fa. Bruno Davide Argenio, 44 anni, residente a Mortara, operaio, per i contratti di affitto utilizzava una falsa identità.
È stato arrestato dai carabinieri per truffa e anche sequestro di persone. La seconda accusa nasce dal fatto che durante il sopralluogo nell’appartamento, martedì mattina, giorno dell’arresto, i carabinieri hanno trovato una donna, una 60enne, che era stata chiusa dentro l’appartamento, forse per il tentativo del 44enne di tenere nascosto il contratto, poi ritrovato dai carabinieri sul tavolo. Il contratto di locazione era stato redatto con false generalità a favore della donna, che aveva anche appena consegnato 50 euro, poco prima che il 44enne venisse prelevato dai carabinieri e portato in caserma. L’uomo si è richiuso la porta dietro di sé, costringendo la vittima a dare l’allarme quando si è accorta di essere prigioniera in casa.
Come le altre vittime, aveva trovato l’annuncio della casa su internet. Il locatore ogni volta dava appuntamento alle vittime (non solo di Mortara) nei pressi dell’appartamento, già arredato, e si faceva consegnare in contanti, come caparra, somme di denaro. Quindi consegnava un mazzo di chiavi con le quali però gli inquilini non riuscivano ad aprire né la serratura dell’appartamento né quella del cancello d’ingresso al condominio. Sono ancora in corso le indagini per accertare l’effettiva responsabilità in tutte le truffe.
Ieri mattina l’uomo, difeso dall’avvocato Silvia Gavoni, si è presentato in tribunale per la direttissima. La pm Antonella Santi aveva chiesto il carcere, ma la giudice Luisella Perulli ha dato gli arresti domiciliari. Processo il 30 novembre.