L’Inter dal 1908 a oggi: storie e personaggi colorati di nerazzurro
I tempi eroici, dei primissimi derby e degli Hintermann. Lo scudetto numero uno. Gli anni dell’Ambrosiana e dello squadrone di Skoglund e Nyers con il commendatore vigevanese Masseroni alla presidenza. Herrera e Moratti padre nei mitici Sessanta, quelli dei trionfi euromondiali. Fraizzoli e Pellegrini. Moratti figlio che sopporta delusioni a raffica fino all’apoteosi del Triplete. La cessione a Thohir e poi alla famiglia Zhang, prima squadra italiana a finire in mani straniere.
C’è tutta, ma propria tutta la parabola dei 113 anni nerazzurri in «1908 Fc Inter. Le storie», il libro (o forse sarebbe meglio definirlo il volume, visto che ha oltre cinquecento pagine) edito da Hoepli e che reca le firme di Mauro Colombo (giornalista, esperto di calcio e di ciclismo), Luigi Ferro (anche lui giornalista, esperto di tecnologie, autore di “Memorie di Adriano” dedicato all’attaccante brasiliano), Andrea Maietti (scrittore lodigiano), Maurizio Harari (docente di Archeologia dell’Università di Pavia) e del collega Roberto Torti, vicecaporedattore della “Provincia Pavese” che con “Il Triplete è merito mio” si è già cimentato con le vicende della Beneamata.
Tutti, ovviamente, di profonda e appassionata fede nerazzurra. Ma “1908. Fc Inter” è il racconto non solo delle grandi imprese e dei successi più memorabili, dalla prima Coppa Campioni conquistata nel 1964 al Prater di Vienna contro il Real di Puskas e Di Stefano, all’irripetibile 2010 (scudetto-Coppa Italia-Champions), fino all’ultimo tricolore datato 2021, ma anche delle disfatte più brucianti, dal triplete al contrario del 1967 al “tragico” (in ottica nerazzurra) 5 maggio 2002.
«La chiave del libro è proprio nel titolo: "Le storie" – spiega Torti – . E' la storia dell'Inter dall'inizio ai giorni nostri, certo, ma raccontata attraverso le sue storie, quelle dei giocatori, degli allenatori, dei presidenti. Le storie di certe partite, delle grandi stagioni e delle varie catastrofi. Il tono è proprio quello del “raccontone”, seguendo il fil rouge della rigorosa realtà storica. Non dovevamo replicare Wikipedia, ma dare un respiro un po' diverso alla narrazione dei nostri 112 anni».
L’aspetto di scrittura e ricerca più divertente e coinvolgente?
«Per quanto mi riguarda, è stato quello sui singoli personaggi. L'occasione di condensare la loro storia in un unico capitolo, facendo un bilancio critico della loro carriera in nerazzurro tra imprese e infortuni, vittorie e sconfitte. Sempre nel segno di un certo affetto di fondo, perchè il punto di vista è pur sempre quello del tifoso. Ne sono uscite un po' di storie molto sentimentali, se così si può dire. Con qualche sorpresa: come rendersi conto che ci sono giocatori che pur avendo segnato più di cento gol con noi hanno lasciato un ricordo un po' così - mi riferisco soprattutto a Mauro Icardi, e un po' anche a Bobo Vieri - e altri che sostanzialmente hanno fallito dal punto di vista dei risultati. ma che ci sono rimasti nel cuore di tutti in maniera incredibile, come Kalle Rummenigge. Il tifo, del resto, è un po' cieco, ma alla fine i valori ti insegnano a distinguere certi giocatori da altri».
Essere interisti significa gioire, ma anche essere abbonati alla sofferenza.
«Come abbiamo scritto nell'introduzione, scrivere questo libro è stato come mettere mano a una scatola di vecchie fotografie, riscoprendo e riorganizzando immagini che avevamo dimenticato o nemmeno pensavamo di avere più. Credo oggettivamente che quella dell'Inter sia una storia molto bella e molto letteraria, nel bello e nel cattivo tempo. Io che ero sugli spalti a Roma il 5 maggio 2002 (sconfitta 4-2 con la Lazio all’ultima di campionato e scudetto “regalato” alla Juve) e a Madrid il 22 maggio 2010 (vittoria 2-0 sul Bayern Monaco nella finale di Champions con doppietta di Diego Milito) lo posso testimoniare in prima persona: il calcio ti toglie e ti dà a ripetizione, in soli otto anni abbiamo toccato il minimo e il massimo possibile. E sono felice di esserci stato in entrambi i casi. Certo, il 5 maggio proprio felice magari no, ma un po' della nostra storia è passata anche da lì».
Un pregio di “1908. Fc Inter” è che racconta la storia nerazzurra fino a pochi mesi fa, alla tormentata estate 2021 dell’addio di Lukaku e di Antonio Conte per esigenze di bilancio.
«Libri sull'Inter ne sono stati scritti a centinaia, ma un piccolo punto a favore del nostro è proprio l'estrema attualità. Siamo riusciti a mettere mano al testo fino a un paio di mesi fa, raccontando quindi non solo l'addio di Conte ma anche quello di Lukaku. E in generale gli ultimi anni di storia dell'Inter, quelli post-Triplete, sono stati poco raccontati. Ma di cose ne sono successe tante, a cominciare da due cambi di proprietà con l'approdo societario in mani straniere, che ci rendono ancora di più Internazionale».