«Mamma scomparsa, indagini da riaprire». La pista del Dna nella fonderia dei misteri
Fabrizio Guerrini / Voghera
«Le indagini sulla scomparsa da Voghera di Francesca Caputo devono essere riaperte: vanno, soprattutto, rianalizzate le tracce di Dna femminile trovate nella cenere accanto al forno della fonderia dove qualcosa di strano è successo, nella notte di 25 anni fa». Riaprire il fascicolo giudiziario di un caso chiuso, un cold case che ha agitato la cronaca nera vogherese: l’avvocata di Perugia Alessia Modesti ne è convinta al punto di aver depositato, nel novembre scorso, in procura a Pavia una richiesta di riapertura indagini. Ma non solo quella: l’avvocata vuole capire anche dove siano finiti i reperti raccolti durante quell’indagine chiusa e archiviata 25 anni fa. Nel fascicolo delle indagini ha, infatti, trovato un particolare “esplosivo”: Dna femminile nelle polveri di una fonderia. La vicenda è stata ripercorsa l’altra sera in tv a «Chi l’ha visto?» che già nel 1997 aveva iniziato a seguire questa storiaccia.
Notte agitata
In studio, con Federica Sciarelli, i familiari, la sorella Ada (che non ha mai smesso di combattere sul caso) la nipote e il nipote Carmelo Giorlando (che abita nel casteggiano). Era stato proprio lui, racconta in tv, a far assumere il marito di sua zia Francesca nella fonderia. Già. il marito: indagato per il sospetto di omicidio e poi prosciolto. Tutto inizia tra la notte e l’alba di 25 anni fa. Era il 1996. Francesca Caputo, 35 anni, mamma di due figli di 9 e 6 anni, sparisce dalla sua abitazione in via Mazzini 35. Il marito racconta di averla lasciata che dormiva sul divano per poi recarsi al lavoro nella fonderia di Montebello (oggi in disarmo). Il marito arriva in fonderia alle 3,30 di quella notte; secondo il nipote Carmelo non era mai accaduto prima. Come si legge nei verbali dell’inchiesta, il marito era rimasto da solo fino alle 6 del mattino. Si era verificato, lui stesso ha raccontato a verbale, un problema ad un forno ed era dovuto intervenire con un estintore. Alle 8,30, è sempre il marito a riferirlo, viene avvisato telefonicamente da uno dei figli che la mamma non è in casa. E’ sparita.
Sarebbe uscita di casa con un paio di fuseau neri e un giaccone tinta ruggine. Con una borsetta e pochi soldi, mentre fuori stava nevicando. Fuggita di casa: così la versione da sempre sostenuta dal marito. Spuntò anche una traccia: qualcuno l’avrebbe vista su un tram a Milano. Poi Assago o forse Asiago. Poi il nulla. Ma la sorella Ada e i nipoti hanno ben altra convinzione. «Francesca non avrebbe mai abbandonato i suoi figli» ha più volte ripetuto Ada. In quella notte di giovedì 12 dicembre Francesca litiga duramente con il marito. I rapporti erano da tempo tesi come ha raccontato in passato la sorella: «Tante volte – ha ricordato Ada – sono partita da Casteggio per andare a consolarla. Piangeva, diceva che non andava d’accordo con il marito, che litigavano. Ma poi facevano la pace. All’epoca non era facile per una donna, con due figli e senza un lavoro, lasciare il marito». Il fratello Calogero era andato ben oltre nel testimoniare delle tensioni in quella casa di Voghera: «Una volta Francesca mi disse che l’avremmo trovata ammazzata: le dissi che esagerava».
Cattivo odore
E si torna alla fonderia di Casteggio. A «Chi l’ha visto?» un ex collega della fonderia racconta: «Quella mattina del 12 dicembre abbiamo trovato tutti i portoni aperti: era strano e poi c’era un brutto odore». Odore acre come di carne bruciata, verrà detto. Sentito anche dalle case vicine al punto che il titolare chiama i carabinieri. L’impianto viene posto sotto sequestro, ma ben 11 giorni dopo quelle strane circostanze. Nel fascicolo dell’indagine l’avvocata di Perugia trova, ora, il particolare che potrebbe far scrivere un finale diverso alla storia di una donna sparita nel nulla: «Erano state trovate tracce di Dna maschile e femminile tra le polveri raccolte nella bocca di un forno. Allora le comparazioni sul Dna non erano efficaci come lo sarebbero oggi. Bisogna rifare le analisi». Ma i reperti dove sono? «Erano al tribunale di Voghera, poi chiuso. Dovrebbero essere a Pavia – spiega l’avvocata Modesti – ho fatto la richiesta di poterli far esaminare. Ho avanzato un sollecito pochi giorni fa. Sono in attesa di una risposta». Una risposta per trovare una verità, dopo 25 anni.