L’estate al Castello di Giulia Cavaliere: «Che piacere animare le notti milanesi»
Considera un grande onore aver potuto programmare l’estate al castello di Milano. Sessantotto concerti, recital, spettacoli per adulti e bambini che incrociano gusti e interessi molto diversi: è il lavoro che ha portato a termine e sta proponendo Giulia Cavaliere, direttrice artistica dell’Estate al castello inaugurato una settimana fa. «Premetto che mi ha fatto molto piacere ricevere l’invito di Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, che mi ha proposto di succedere nella direzione a Nicolò Vecchia. Va sottolineato che l’Estate al Castello è una rassegna più che un festival, che tiene insieme più mondi: danza, teatro, musica, comicità».
Più anime del mondo della cultura che devono convivere?
«Ho voluto da subito conservare e anzi enfatizzare l'anima popolare di questa rassegna. Si colloca all'interno di Milano è viva, il contenitore che vuole animare l'estate milanese anche nei quartieri e nei singoli municipi. Noi al castello siamo il centro geografico, non uno spazio esclusivo, ma inclusivo».
C’è una politica sui prezzi delle manifestazioni?
«Alcuni spettacoli sono gratuiti, alcuni a prezzi calmierati. All'interno di questa rassegna ci sono spettacoli che vengono da realtà teatrali cittadine».
Ci sono anche artisti di grandissimo spessore internazionale, penso a Yves Tumor, il musicista che si esibirà il 27 agosto.
«È un artista apprezzatissimo. Secondo alcuni - io non mi spingo fin là, ammetto - sarebbe il nuovo Prince. Comunque si tratta di un musicista che intercetta la contemporaneità».
Leggendo il palinsesto si vede comunque la tua impronta. Penso a Carlo Massarini che racconta i Beatles, ai 50 anni di Anima Latina.
«Ho scelto cose che possono interessare a tanti. Non tutti gli spettacoli mi rispecchiano, non è una rassegna a mia immagine, voglio intercettare tanti mondi».
I giovani?
«Ho voluto aprire con Ariete, amata dai giovanissimi».
A Ferragosto ha voluto organizzare un gran ballo. Scelta popolare?
«Quella del 15 agosto è una serata alla quale tengo tantissimo. Tanti milanesi, non tutti però, sono assenti, ci sono i turisti, tanti arrivano da fuori città. Organizzata in collaborazione con la Santeria e la Balera dell’Ortica, realtà molto radicate in città. L’idea è quella di mettere al centro del cortile una grande pedana per il ballo. Come se fosse una delle piazze aperte per Ferragosto».
Giulia, questa intervista la facciamo proprio nel momento in cui a Pavia si insedia una nuova giunta. C’è una nuova assessora alla Cultura, Cristina Barbieri. Cosa ne pensa?
«Conosco e stimo Cristina Barbieri, mi commuove l’idea che sia diventata assessora. Mi spiace solo che lo diventi ora che me ne sono andata da Pavia».
Ha dei suggerimenti da darle?
«Non credo che abbia bisogno dei miei consigli. Cristina sarà una persona più che sufficientemente vicina alle persona e attenta a quello che succede nel mondo della cultura. È una persona che vive e che farà di Pavia un luogo finalmente aperto».
Una cosa che manca a Pavia?
«Un progetto sul quale dare continuità. Il Festivaletteratura di Mantova dura da una trentina di anni. Bisogna credere nei progetti, non bastano una o due stagioni e poi, insisto, la cultura non deve essere partitica. È inammissibile che arrivi il sindaco di turno e ribalta tutto quello che è stato fatto prima. Questo è sbagliato. La cultura non può essere un lenzuolo che si tira da una parte e dall'altra».