Effetto assegno di inclusione, 3mila in provincia di Pavia restano senza aiuto anti povertà
PAVIA. A maggio scorso erano 3.432 i nuclei familiari che in provincia di Pavia risultavano percettori dell’Assegno di inclusione, il nuovo strumento varato dal governo al posto di Reddito e Pensione di cittadinanza, aboliti con la fine del 2023. Si tratta del primo dato dell’Osservatorio dell’Inps dedicato all’Adi, che permette di fare un confronto proprio con la precedente misura di contrasto alla povertà: la diminuzione del numero di beneficiari è notevole, se si pensa che dopo il picco di fine 2021, con oltre 8.300 nuclei in provincia tra Reddito e Pensione di cittadinanza, a fine 2022 i percettori sfioravano i 7mila e a maggio del 2023 - quando ne era già stata decisa l’abolizione - erano ancora 5.584 (di cui 4.716 Rdc).
Il confronto
E ancora, volendo fare un raffronto con il primo semestre del 2019 (il Reddito di cittadinanza venne introdotto da gennaio di quell’anno), il divario resta netto: da 5.968 ai 3.432 dei primi mesi dell’Adi (erogato da gennaio 2024), dunque con una riduzione della platea delle famiglie beneficiarie di oltre il 40%, circa 2.500 in termini assoluti.
Numeri analoghi se si considera il totale delle persone coinvolte: da 10.195 del maggio 2023 ai 7.111 che hanno al momento l’Assegno di inclusione. In sostanza circa 3mila persone hanno perso il sostegno anti-povertà.
L’importo medio mensile invece cresce leggermente passando da 518,69 euro (ma arrivava a 560,09 per il Reddito di cittadinanza) a 596 euro.
L’Adi - riconosciuto ai nuclei familiari che hanno almeno un componente con disabilità, o minore, o di 60 anni e più, o in condizione di svantaggio e inserito in programma di cura e assistenza dei servizi sociosanitari - potrà essere erogato per 18 mesi, come il Reddito di cittadinanza, ma con eventuale proroga di 12 mesi e non più 18 come nel caso dell’Rdc. «È chiaro che la nuova misura è molto più restrittiva, e d’altronde in ogni cambiamento di politica pubblica c'è un gruppo di persone che si perde per strada – commenta Paolo Graziano della Fondazione Romagnosi – con la decisione di abolire il Reddito di cittadinanza, che aveva risposto a un bisogno lasciato a lungo disatteso, si è determinata una situazione di maggiore difficoltà che rischia di penalizzare territori con un quadro socioeconomico non florido. Il Reddito di cittadinanza era una misura ben disegnata e comunque anche restrittiva nell’accesso, dal momento che prevedeva il requisito della residenza in Italia per almeno dieci anni di cui due continuativi, per cui una fascia di poveri rimaneva esclusa. Ma rispetto all’Assegno di inclusione era più adeguata a fronteggiare la povertà estrema se non assoluta».
«Meglio il reddito di cittadinanza»
Oltre alla riduzione della platea di beneficiari nel passaggio da una misura all’altra, si segnala il flop dell’altro strumento introdotto dal governo, il Supporto formazione e lavoro (Sfl): «Lo spacchettamento del Reddito di cittadinanza in due misure ha reso il quadro legislativo più complesso e non stupiscono i ritardi e la incapacità di coprire il bisogno. Il vantaggio dell’Rdc era quello di rappresentare un’alternativa di sostanza per chi aveva necessità di un reddito immediato, ma anche di formazione. È vero che l’attuazione di questa seconda parte era stata difficile, perché non tutti gli operatori erano in grado di fare la selezione, ma quello strumento se mantenuto nel tempo avrebbe potuto rafforzare l’inclusione sociale e offrire opportunità di formazione a chi non era in grado di inserirsi nel mondo del lavoro».
I numeri – Il flop del Supporto formazione e lavoro in Lombardia
Se l’introduzione dell’Assegno di inclusione al posto del Reddito di cittadinanza ha avuto come conseguenza una forte riduzione dei beneficiari del sostegno, l’altra misura varata dal governo, il Supporto formazione e lavoro, pensata per i cosiddetti occupabili tra 18 e 59 anni, si sta rivelando un fallimento. I numeri di chi dovrebbe essere sostenuto nell’inserimento lavorativo sono davvero esigui: in dieci mesi di vita, da settembre 2023 a giugno 2024, i beneficiari in Lombardia sono appena 3.372, per una media di 4 mensilità. Per accedere al contributo mensile di 350 euro per 12 mesi al massimo bisogna partecipare a corsi di formazione. Servono inoltre diversi requisiti (tra cui Isee non superiore a 6mila euro).—