Aurora, 100 al liceo Botta di Ivrea e ora al Politecnico a ingegneria gestionale
IVREA. Aurora Gallicchio, 19 anni, di San Giorgio Canavese, 100 al liceo Botta di Ivrea, indirizzo linguistico Esabac.
Cinque anni di impegno. Soddisfatta del risultato?
«Sì. Si sa che al Botta è richiesto impegno costante e molto studio ed effettivamente è proprio così. Il risultato era quello che mi aspettavo. Mi sono sempre impegnata nello studio e il 100 era il risultato a cui aspiravo».
La scelta della scuola superiore avviene a 14 anni, quando le idee sul futuro non sono ancora così chiare. Le è piaciuto frequentare questo corso di studi?
«Sì. Viene dato un buon metodo di studio e a noi studenti è fornita una buona preparazione di base che certamente ci sarà utile nel proseguire ciascuno la nostra strada».
Lei aveva scelto il linguistico anche se poi, per il futuro, continuerà gli studi in un altro settore.
«Sì. L’indirizzo linguistico Esabac ci ha consentito di avere una buona conoscenza del francese e dell’inglese e avere una base di tedesco. Le lingue straniere tornano sempre molto utili, qualsiasi cosa si faccia andando avanti».
A proposito: che farà?
«Andrò al Politecnico di Torino, ingegneria gestionale e poi sceglierò il settore di approfondimento».
Come si è appassionata a queste materie di studio?
«Al quarto anno la scuola ci ha fatto conoscere alcune opportunità formative per il dopo diploma. Ho frequentato quindi un corso del Politecnico di Milano con elementi di economica, statistica, diritto e matematica finanziaria. Sono temi che mi sono piaciuti molto e che quindi ho scelto di approfondire all’università».
C’è qualcosa che ha lasciato indietro in questi cinque anni di studio?
«Giocare a pallavolo e mi piacerebbe poter riprendere nel tempo libero. La ripresa dell’attività sportiva dopo il Covid non è stata semplice. In più il tempo libero durante il periodo scolastico non è molto».
Che ne pensa dell’esame di maturità come è organizzato oggi?
«In parte attesta la preparazione dello studente, ma ci sono anche elementi di valutazione soggettivi, che quindi possono alla fine non rispecchiare il percorso e le aspettative. I professori interni della commissione conoscono gli studenti, gli altri no».