Boris Spasskij
Gli intenditori del nobil gioco non sanno come pronunciarsi sul conto dell’ultimo dei qualificati al titolo mondiale in successione a Botvinnik: ossia Boris Spasskij.
Nato nel 1936 Spasskij era senza alcun dubbio il più dotato e il più precoce del lotto di giocatori ammessi alla finale per il titolo mondiale 1965.
Campione del mondo junior a 18 anni, Grande Maestro a 20 anni, al primo tentativo si qualifica per giocare il Torneo dei Candidati del 1956.
Sembrava avere tutte le carte in regola per succedere – d’amblè -, al campione in carica: ossia Botvinnik – prevalendo sugli altri aspiranti.
Poi, bruscamente, l’oblio. Due le spiegazioni date a questo fenomeno:
La prima è rappresentata da Mikhail Tal con la sua folgorante apparizione, culminante con la sua vittoria contro Botvinnik nel 1960.
(A quell’epoca Tal monopolizzava l’attenzione dei giovani scacchisti – i più talentuosi- )
La seconda – più grave – attiene al morale di Spasskij, caduto in evidente prostrazione. –
Nel 1958 il campionato URSS tenne luogo del torneo zonale dell’epoca. I primi quattro classificati si classificarono per il seguito. Tra questi, Spasskij e Tal.
L’ultimo turno si rivelò drammatico per Spasskij.
La sua partita contro Tal assunse una duplice importanza perché Tal era costretto a vincere per confermarsi Campione dell’URSS , mentre Spasskij si doveva imporre per qualificarsi per l’Interzonale.
Dopo 40 mosse e 5 ore di gioco la partita fu aggiornata.
Il seguito della vicenda lo racconta Spasskij stesso in una intervista riportata dal giornalista Leonard Barden nel libro: “Le cento migliori partite di Spasskij”.
“La partita venne aggiornata e io avevo una buona prospettiva di gioco a seguire ma ero molto, molto stanco per l’analisi e l’approfondimento necessari… Sono anche abituato prima di coricarmi di rasarmi di fresco, prendere un bagno e cambiarmi vestiario ma in quell’occasione la stanchezza prevalse… e non feci ciò che ero abituato a fare negli incontri più importanti della mia carriera…
Mi sedetti avanti la scacchiera con l’aria molto affaticata: mi venne in mente che Tal , nel corso della partita mi aveva offerto la patta che io però rifiutai… sentivo di perdere le mie forze… e il filo della partita….e questa volta fui io a proporre la patta che Tal però rifiutò…
Quando abbandonai scoppiò un fragoroso applauso da parte del pubblico ma a stento comprendevo ciò che succedeva attorno a me… ero inebetito… pareva che il mondo mi fosse crollato addosso… Uscito in strada, piansi come un fanciullo.”
Tre anni più tardi , durante il nuovo ciclo del campionato del mondo, i nervi di Spasskij cedettero ancora.
Successe in un mach giocato contro Stein nel Campionato sovietico: all’ultimo turno, se avesse pattato avrebbe conseguito la quarta posizione e quindi il diritto di giocare uno spareggio in detta manifestazione contro lo stesso Stein.
La partita tra i due fu aggiornata in una posizione superiore per questi che aveva un pedone in più e la conclusione del match rinviata all’indomani.
In piena notte, nella sua camera, Stein era quindi assorto nell’analisi della posizione raggiunta quando sentì bussare alla sua porta.
Era Spasskij che, sulla soglia della camera, gli comunicava il suo abbandono…
Per curiosità, in seguito, Stein analizzò ulteriormente quella partita ma non fu mai in grado di andare oltre la patta.
Spasskij toccò il fondo della sua crisi nervosa alla fine dell’anno 1961: poi, è seguita una lenta risalita nei due anni seguenti con rare uscite dal suo Paese.