Agricoltura contro la siccità: irrigazione di precisione grazie al satellite

foto da Quotidiani locali

Francesco Morari, professore di Agronomia ambientale e difesa del suolo all’Università di Padova, quali soluzioni individua il mondo accademico per contrastare la crisi idrica?

«Io sono responsabile di un progetto dell’Agenzia spaziale europea, in collaborazione con il Politecnico di Milano e l’Università di Valencia. Stiamo applicando dei metodi basati su remote sensing (il telerilevamento) e modellistica ambientale, per poter valutare le esigenze idriche delle colture agrarie. Grazie a satelliti e droni, con camere iper spettrali, è possibile determinare a livello territoriale in remoto l’evapotraspirazione della coltura (la perdita d’acqua). Sulla base di questi dati noi riusciamo a capire l’andamento della siccità e le esigenze irrigue».

Pare di capire che il peccato originale in ambito agricolo sia proprio il consumo smodato di acqua. È così?

«Diciamo che mai come ora l’esigenza è quella di distribuire l’acqua in maniera efficiente, evitando sprechi. Nell’ottica di un risparmio idrico, la prima cosa da fare è valutare le esigenze delle colture. In molte aree, con il sistema per scorrimento, l’acqua viene riversata sul campo e si diffonde più o meno uniformemente ma mai in modo omogeneo. E soprattutto con una bassissima efficienza. Ci sono aree in cui ne arriva poca e altre in cui ne arriva tanta. È così che si disperdono le risorse idriche. C’è chi sostiene che non venga persa perché rimpingua le falde, ma ci sarebbe molto da discutere, in ottica di risparmio idrico».

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Dunque il futuro è l’irrigazione di precisione?

«In collaborazione con Veneto Agricoltura abbiamo lavorato a questo progetto con l’Agenzia spaziale, per sviluppare l’applicazione del sistema più efficiente per distribuire acqua: appunto l’irrigazione di precisione. Questi sistemi consentono di distribuire in maniera variabile l’acqua. Siccome il suolo non è mai omogeneo, ma presenta zone sabbiose e zone argillose, questi sistemi sono stati sviluppati negli Usa e consentono di variare la quantità di acqua in base al tipo di suolo. Le macchine si muovono e io posso modulare l’erogazione in base alle diverse esigenze».

Come fate ad avere queste informazioni sui terreni?

«Con l’Agenzia spaziale europea riusciamo a creare mappe di prescrizione, grazie ai satelliti. Queste mappe vengono poi caricate nella centralina dell’impianto di irrigazione. E si può fare anche da remoto. Il sistema va integrato con una rete di sensori di umidità, in modo da avere informazioni su quanto irrigare e dove. Insomma, bisogna puntare a un modello altamente tecnologizzato».

Ma questa tecnologia è alla portata di chi opera nel mondo dell’agricoltura?

«L’agricoltura 4. 0 sta dando una forte spinta al cambiamento. Il livello medio tecnico è ancora basso ma è giunto il momento di cambiare paradigma: dall’agricoltore all’imprenditore agricolo. I nativi digitali prendono confidenza con questa tecnologia. I nostri studenti, ad Agripolis, usano normalmente queste tecnologie».

Chi raccoglie i dati del satellite?

«Gli agricoltori che operano più in grande si sono dotati di queste tecnologie, per tutti gli altri ci sono i contoterzisti. Ma anche Veneto Agricoltura potrebbe essere extension service».

Secondo lei è giusta la strategia di razionare l’acqua in agricoltura?

«L’agricoltura è quasi sempre il settore più debole. Quando c’è carenza d’acqua va in competizione con altri comparti. Viene sempre penalizzata perché si pensa che non sia così decisivo come altri settori. Così però si rischia di compromettere tutta la filiera agroalimentare».

La desalinizzazione dell’acqua del mare può essere una via percorribile?

«Il problema è che bisogna desalinizzare molta acqua e per farlo serve molta energia. Io ho progettato l’impianto di irrigazione dell’Orto botanico di Padova e anche lì installammo un desalatore. Però questa tecnologia è altamente energivora. O viene alimentato da un sistema di energia rinnovabile, oppure non è sostenibile. A meno che non si decida di abbattere non del tutto il sale ma semplicemente a un livello tollerabile».