Venezia, allarme razzie in via Garibaldi: esercente a tu per tu con i ladri

La scorsa notte sono entrati da una finestra, sfondando l’infisso e poi la molla del serramento, guadagnandosi un bottino da neanche cinquanta euro.

Domenica era toccato a un’altra attività, dove sono riusciti ad avere ragione della porta laterale, alle prime luci dell’alba: erano convinti che non ci fosse nessuno, vista l’ora e la giornata festiva, invece il titolare se li è trovati davanti mentre fuggivano dallo stesso ingresso secondario da cui erano entrati; li ha seguiti solo con lo sguardo, mentre correvano in direzione del parco ancora chiuso, a scavalcare cancellate - forse a favore di telecamere - poi ha subito chiamato la polizia.

Ma di storie così, in via Garibaldi, ormai ce n’è una per ogni giorno della settimana, anzi c’è anche di peggio: «Le settimana scorsa un anziano è stato aggredito in casa», racconta un negoziante scuotendo la testa, «lo hanno lasciato a terra dopo averlo picchiato selvaggiamente. Perché non stanno prendendo di mira solo le saracinesche, si battono anche tutti gli appartamenti».

Sopralluoghi e passaparola

Nella Venezia più resistente, visitata sì dal turismo ma ancora fatta di persone che si conoscono tutte, che fanno rete, che si avvisano l’una con l’altra, pare quasi impossibile un simile crescendo di furti e scassi, con una tale frequenza.

E, forse, se non fosse per questa esatta forma di difesa automatica, i casi sarebbero anche di più: «Ieri sera sono arrivati in tre al bancone, alle dieci di sera», racconta un barista, «hanno ordinato da bere e poi hanno iniziato con le domande strane: volevano sapere fino a che ora restassimo aperti, quando fosse il giorno di chiusura. Io già avevo mangiato la foglia, ma oltretutto il titolare del ristorante qui vicino li ha riconosciuti dalle riprese delle sue telecamere di sorveglianza, si è precipitato qui. E loro, vedendolo, hanno finito il bicchiere in fretta e sono andati via. Io, comunque, quando ho chiuso per la notte sono rimasto dentro, per sicurezza. E a filo muro, a un certo punto, è passato un volto ben noto».

I responsabili della raffica di rapine, infatti, sarebbero ormai stati identificati dai residenti e dagli esercenti di via Garibaldi: tre sono stranieri, est-europei, uno di loro ha un tatuaggio ben riconoscibile; il quarto sarebbe un venezianissimo tossicodipendente della Giudecca, anche se non è chiaro quanto i due gruppi lavorino effettivamente assieme.

Questo, però, è anche il rovescio della medaglia del conoscersi tutti per nome: la paura di subire ritorsioni, perché a Castello è facile riconoscere chi denuncia, così come il denunciato.

Le reazioni e le richieste

C’è chi si mette in prima linea lo stesso: «Il giudecchino l’abbiamo bloccato in calle un mese fa», racconta Luca, giovane titolare di un altro bar della via, «l’abbiamo circondato in cinque, poi abbiamo chiamato i carabinieri. Gli hanno fatto svuotare le tasche, gli hanno trovato di tutto, dosi di droga e anche una siringa. Se lo sono pure portato via, il problema è che due ore dopo era di nuovo qui. Noi abbiamo aperto da neanche due anni, abbiamo scommessoso su questa zona, ma è difficile lavorare così: come categoria siamo spesso additati come problema, invece saremmo un presidio di sicurezza».

Per evitare visite indesiderate, il locale di Luca è sorvegliato da cinque telecamere, ma lui sa bene che come deterrente valgono poco, di fronte a certi individui.

Le telecamere la ha installate anche la proprietaria di un altro “bacaro”, poco più avanti, dopo essersi trovata porta sfondata e cassa sottosopra: «Duemila euro di impianto di sicurezza, che si aggiungono al conto dei danni», sospira, «Anche per questo passa la voglia di denunciare: significa perdere uno, anche due giorni di lavoro tra sopralluogo e formalizzazione in questura, e molte attività semplicemente non possono permetterselo».

Da tutti arriva la stessa richiesta: «Servono più pattuglie delle forze dell’ordine, notturne soprattutto: gli agenti o i militari arrivano anche in poco tempo, ma poi con le leggi attuali possono fare poco. E il danno a quel punto è già stato fatto. Se invece fossero di ronda nelle ore più critiche potrebbero scongiurare gli episodi in corso e scoraggiarne ulteriori».