Trieste, consigliere circoscrizionale di Fdi picchiato nel bar di San Giovanni da quattro uomini
Erano in quattro. Mi hanno accerchiato e pestato. Mi arrivavano colpi da tutte le parti... ho tentato di difendermi fintanto che ho potuto, ma sono caduto per terra e quella gente ha continuato a picchiarmi dandomi calci in testa e bottigliate». È ancora molto scosso il quarantatreenne triestino Francesco Metz, consigliere circoscrizionale di Fratelli d’Italia: venerdì sera, attorno alla sette e tre quarti, è stato aggredito da un gruppo di quattro persone all’interno del bar Sara di via Giulia 76/B, poco distante dalla chiesa.
Metz, accompagnato dal proprio avvocato Claudio Giacomelli (il legale, come noto, è anche consigliere regionale capogruppo di Fratelli d’Italia), si è recato in Questura per sporgere denuncia.
Metz ritiene che gli uomini che lo hanno pestato siano kosovari. Lo pensa perché sostiene di aver sentito che gli urlavano contro “qui Kosovo, qui Kosovo”. «Sì – spiega l’aggredito – ho sentito proprio questo». Il barista del locale, che ha assistito all’intera scena, conferma: «Gridavano “Kosovo, Kosovo” mentre lo prendevano a pugni davanti a me e ai clienti», ripercorre Luca Benvenuto.
Sono intervenuti la Polizia e l’ambulanza del 118. Sul caso sta indagando la Digos: perché il fatto potrebbe in qualche modo svelare una spedizione punitiva a sfondo per così dire “politico” o dove comunque sembra aleggiare l’elemento nazionalista, come fa appunto pensare quel “Kosovo, Kosovo” urlato durante l’aggressione. Metz, con la sua attività nei rioni, in particolare a San Giovanni, è piuttosto esposto e in vista. O si è trattato di uno scambio di persona? Insomma, un errore.
«Io non so perché mi hanno fatto del male», afferma lui. «Non ho mai detto nulla di offensivo nei confronti dei kosovari e non ho mai pubblicato post sui social. Non so darmi una spiegazione. E quella gente non l’avevo mai vista prima».
Venerdì sera il consigliere circoscrizionale non era solo. Era in bar assieme alla compagna e alle sue due figlie piccole, che per fortuna erano rimaste all’ingresso quando il gruppetto ha fatto irruzione. I quattro avevano tra i 30 e i 40 anni. Uno pareva più giovane.
«Il barista mi aveva appena servito una birra – racconta Metz – all’improvviso sono entrati quei quattro. Mi hanno spintonato... e io ho detto loro “guardate, io non so nemmeno chi siete, cosa volete da me?”. Poi mi hanno sferrato pugni. Io ho tentato di difendermi, ma mi colpivano insieme. Sentivo colpi provenire da tutte le parti. A un certo punto – continua – sono finito addosso a un tavolino e ho perso l’equilibrio. Sono scivolato per terra anche perché il pavimento si era bagnato con la birra che era sul bancone...».
Metz è a terra. Ma i quattro non la smettono. Continuano a dargli calci in testa. E bottigliate. «Non si fermavano – ricorda lui – io avevo paura per le due bambine e per la mia compagna». Il quarantatreenne ha subìto vari traumi, dovrà sottoporsi ad altri esami, anche neurologici.
«Il locale è estraneo agli accadimenti – sottolinea Benvenuto, il barista presente durante il pestaggio – la reputazione del bar è stata costruita con impegno e dedizione nel corso del tempo, ed è un luogo accogliente e sicuro per i clienti. Il nostro bar è frequentato principalmente da famiglie con bambini, persone che vengono dopo la messa, amici che si incontrano per l’aperitivo e sportivi che si riuniscono per vedere le partite di calcio. Questi clienti ci conoscono e apprezzano il clima di serenità che cerchiamo di mantenere. Sono profondamente amareggiato da questa situazione, che mi causa non solo un danno di immagine, ma anche stress e preoccupazioni che mettono a rischio la tranquillità mia e della mia attività. La mia priorità è garantire un ambiente sicuro e accogliente, ma eventi come questo mi stanno facendo perdere credibilità, sonno e serenità lavorativa».