Garlasco, sparò durante il posto di blocco: «Ma il vigile non voleva uccidere». Cade l’accusa di tentato omicidio
GARLASCO. Quel colpo di pistola contro l’auto in fuga non fu esploso con l’intenzione di uccidere il guidatore. Al massimo può essere valutato, a posteriori, come un gesto pericoloso. Le motivazioni del giudice Luigi Riganti non ci sono ancora, ma è questa la sintesi della decisione presa ieri in tribunale per Matteo Chialà, 43 anni, all’epoca dei fatti (ottobre 2023) agente di polizia locale di Garlasco e oggi dipendente comunale ai Servizi sociali. La pm Giuliana Rizza aveva chiesto una condanna a 3 anni e 2 mesi per tentato omicidio, ma il verdetto è stato di una condanna a una pena di 20 giorni per un reato molto diverso: getto pericoloso di cose. Chialà era difeso dalle avvocate Alessandra Stefano ed Eleonora Grossi, che avevano invocato l’assoluzione piena ma che sono comunque soddisfatte, perché l’ipotesi del tentato omicidio non ha retto al vaglio del processo, che si è celebrato con rito abbreviato. Il giudice ha accolto, nella sostanza, il ragionamento della difesa: Chialà esplose il colpo, durante un posto di blocco, senza l’intenzione di uccidere. In ogni caso, secondo la difesa, quel colpo non avrebbe potuto portare a conseguenze mortali (per il tentato omicidio non si può contestare il dolo eventuale). Il proiettile si conficcò nel cruscotto.
La vicenda
Il caso risale all’autunno del 2023, quando Chialà, originario di Mortara e all’epoca in servizio a Garlasco, ferma un’auto in via Pavia, durante un posto di blocco. Il conducente invece di fermarsi accelera la corsa, dando vita a un inseguimento che dura diversi chilometri. Durante la fuga dell’auto dalla pistola di Chialà viene esploso un colpo: il proiettile raggiunge il veicolo e finisce conficcato nel cruscotto della macchina, all’altezza del climatizzatore, abbastanza vicino al guidatore. Dagli accertamenti successivi emerge che l’uomo alla guida della vettura era in libertà vigilata. Sarà denunciato dai carabinieri, ma a finire nei guai è soprattutto l’agente di polizia locale, per quel colpo esploso contro l’auto. La segnalazione in procura fa infatti scattare l’indagine e la sospensione dell’agente dal servizio, senza stipendio, per un anno, provvedimento che poi la difesa riesce a far revocare. Il 43enne viene spostato in un altro ufficio del Comune di Garlasco, mentre le indagini vanno avanti e si concludono con una imputazione di tentato omicidio. Contestazione ritenuta «sproporzionata» dalla difesa dell’imputato. Che ieri ha avuto ragione.
La difesa
«Sono molto soddisfatta della rilettura dei fatti da parte del giudice Riganti – dichiara l’avvocata Grossi –. Per noi era evidente che non ci fosse alcun dolo e intenzione omicidi da parte di chi ha agito solo nell’interesse della collettività, che è ciò che fa un poliziotto della polizia locale in quella evenienza. Attendiamo ovviamente i motivi della sentenza che saranno depositati nei prossimi 90 giorni ma possiamo ritenere che sia stato raggiunto l’obiettivo dell’esclusione dell’omicidio volontario, capo di imputazione con cui abbiamo affrontato il processo in abbreviato».