“Oltre 100 morti in un naufragio”: il racconto dell’unico migrante sopravvissuto trovato in mezzo al mare
Non c’è certezza che si tratti della barca con 117 persone cercata nei giorni scorsi dal velivolo di SeaWatch, Seabird. Ma si teme che possa essere quella. Questo vorrebbe dire solo una cosa: 116 morti e un solo sopravvissuto, l’uomo ritrovato da un pescatore tunisino sulla chiglia capovolta dell’imbarcazione che si sarebbe ribaltata nel mar Mediterraneo poco dopo la partenza dalla Libia.
La scena è stata immortalata in un video e alcuni frame sono stati diffusi da Alarm Phone che teme si tratti di un’imbarcazione partita da Zuwara la sera del 18 dicembre con 117 persone a bordo, di cui la ong aveva avuto notizia alle 14 del giorno seguente: “Abbiamo ripetutamente tentato di contattare l’imbarcazione tramite telefono satellitare, senza successo. Abbiamo allertato la guardia costiera e le Ong competenti, pur non avendo una posizione Gps”.
Alarm Phone si è messa in contatto anche con la Guardia Costiera italiana: “Hanno confermato di aver ricevuto la nostra e-mail, ma hanno immediatamente interrotto la chiamata senza fornire ulteriori informazioni o rassicurazioni”. Mentre i libici “ci hanno comunicato telefonicamente di non aver soccorso né intercettato alcuna imbarcazione”.
Una prima svolta è arrivata il 21 dicembre quando Alarm Phone racconta di aver ricevuto informazioni secondo cui alcuni pescatori tunisini avevano trovato un uomo, da solo, alla deriva sulla chiglia di una barca di legno capovolta e quasi del affondata: “L’uomo avrebbe dichiarato di essere partito da Zuwara due giorni prima e di essere l’unico sopravvissuto”.
Il naufragio – secondo la sua testimonianza – sarebbe avvenuto poche ore dopo la partenza a causa di un repentino peggioramento delle condizioni meteorologiche. “Abbiamo tentato di stabilire un contatto diretto sia con il sopravvissuto sia con i pescatori che lo hanno salvato per capire meglio cosa fosse successo e dove fosse avvenuto il naufragio, ma finora senza successo”, ha spiegato Alarm Phone che tra il 21 e 22 dicembre ha spiegato di aver chiamato “innumerevoli volte” la Guardia costiera tunisina, prima per sollecitarla a inviare mezzi di ricerca e soccorso per cercare altri sopravvissuti o recuperare corpi.
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