Il 2025 di Sinner: un anno in cui le pagine chiare hanno annullato quelle scure
“E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure” risuona una celebre canzone.
A volte una stagione si configura come storica suo malgrado. La storicità non per forza ha un collegamento privilegiato con l’accezione positiva. Tanti fatti negativi possono contribuire a consegnare all’eternità un’annata.
Jannik Sinner ha deciso di cancellare dal suo 2025 la parola “malgrado”. Non si è arreso alle contingenze della carriera sportiva e ha trasformato il suo anno in leggendario. Lo ha fatto attraverso il tennis e le vittorie, il suo pane quotidiano. Sei titoli – due Slam, le ATP Finals, un Master 1000 e due ATP 500 – e la vetta del ranking conservata fino a toccare le 65 settimane consecutive da numero 1, prima di cedere il trono a Carlos Alcaraz. Nel mezzo tre mesi lontano dalle competizioni. Pagine chiare e pagine scure, appunto.
Il 2025 di Sinner: dalla gioia dell’Australian Open ai tre mesi di sospensione
Il 2024 di Sinner è destinato a rimanere nella storia della racchetta azzurra e non solo. Il senso di dominio sportivo spiegato in maniera analitica. Proprio per questo, Jannik inaugura l’anno nuovo forte di un margine di oltre 4 mila punti di vantaggio sul secondo in classifica, Alexander Zverev. Gli inseguitori faticano a tenere il passo del campione altoatesino, compreso quell’Alcaraz che ha arricchito il palmares personale con altri due Slam, faticando, tuttavia, a rintracciare la costanza nelle proprie prestazioni, fatte di alti inarrivabili e bassi incomprensibili.
L’Australian Open è un torneo speciale per Sinner, che a Melbourne ha vinto il suo primo Major 365 giorni prima, rimontando due set a Daniil Medvedev. Il sogno di difendere il titolo si ravviva partita dopo partita, con due soli parziali lasciati per strada per approdare in finale – uno a Tristan Schoolkate e uno a Holger Rune, in un match difficile dal punto di vista fisico per l’azzurro, costretto a chiamare il medico per un malessere debilitante.
Nell’ultimo atto trova dall’altra parte della rete il numero 2 del mondo Zverev, ancora alla speranzosa ricerca del primo sigillo in uno Slam. Dal punto di vista del tedesco esce fuori lo psicodramma perfetto. I sogni di gloria si infrangono in un Sinner perfetto, che non offre neppure una palla break al suo avversario, schiantato in tre set. Le lacrime di Sascha e l’abbraccio sincero di Jannik sono una delle immagini dell’anno tennistico. Da una parte un esponente della nouvelle vague della racchetta, che non ci avrà forse fatto dimenticare i “Big Three”, ma che certamente sta regalando spettacolo e nuovi record. Dall’altra un ragazzo degli anni Novanta, che ha atteso con pazienza il proprio momento. I fenomeni generazionali gli hanno tolto gli anni migliori, ma nel suo destino pare non esserci neppure la possibilità di godersi la maturità sportiva.
Sinner si conferma così re in Australia, il terzo Major consecutivo sul cemento, superficie che rende il fuoriclasse di Sesto Val Pusteria un extraterrestre ingiocabile. E adesso il calendario propone uno spaccato di stagione a lui favorevole per caratteristiche di gioco. Non sempre, però, tutto va secondo i piani. Nell’arco di una carriera luminosa zone d’ombra sono da mettere in conto. Meno prevedibile, tuttavia, è che il buio riguardi una vicenda come quella che ha coinvolto l’azzurro per il caso clostebol – qui il riassunto. Di questo se n’è parlato e scritto abbastanza e nessuna parola, si spera, è andata sprecata per far luce sulla faccenda con chiarezza e oggettività. Il risultato sono tre mesi di sospensione per negligenza. Febbraio, marzo e aprile sono cassati.
La punizione prevede che Sinner a lungo non possa allenarsi in strutture ufficiali. Allora c’è da riorganizzarsi perché al termine di questo periodo Jannik vuole riprendere da dove ha lasciato, guardando tutti d’alto. Onestamente, gli avversari più accreditati a scalzare l’italiano dal trono ATP attraversano una crisi inattesa. Zverev pare aver smarrito anche l’ultimo briciolo di lucidità con la terza finale Slam persa, mentre Alcaraz è vittima della propria discontinuità e dei demoni che a volte nella sua mente fanno capolino.
La primavera di Sinner: la terra rossa per tornare a sentirsi un tennista, per confermarsi fuoriclasse
Decaduto il veto riguardante gli allenamenti, Jannik torna a macinare tennis a pieno regime in vista del rientro in campo. La sorte – e la sentenza della WADA – vuole che il teatro del nuovo debutto sia proprio Roma. L’euforia è palpabile nell’aria e i tifosi sono pronti a riaccogliere il proprio campione. “Il pubblico è un’arma in più, il supporto italiano è molto importante e si sente in campo, soprattutto se non sei un giocatore italiano. Sarà una carta da usare” ha dichiarato in un’intervista esclusiva a Sky Sport qualche settimana prima degli Internazionali d’Italia, torneo che nel 2024 aveva saltato per il problema all’anca.
Nel frattempo Alcaraz pare essersi ritrovato. Il ritorno sulla terra rossa ha fatto rifiorire l’immenso talento dello spagnolo a primavera, con la vittoria a Montecarlo su Lorenzo Musetti. Un piccolo problema fisico accusato durante la finale persa a Barcellona ha obbligato Carlos a rinunciare a Madrid, ma al Foro Italico si presenta comunque con il favore dei pronostici.
Gli occhi e il cuore sono tutti per Jannik. Tolta la ruggine e tenuta a bada l’emozione nel primo match contro Mariano Navone, l’azzurro fa incetta di vittorie contro Jesper de Jong, Francisco Cerundolo e Casper Ruud, a cui concede un solo game, per farsi largo in semifinale. Ad attenderlo Tommy Paul, uno statunitense poco avvezzo alla terra, ma dotato di un tennis insidioso. I mesi di stop paiono affiorare tutti insieme nel primo set di questo incontro. Il 6-1 in favore di Paul non è bugiardo, è la perfetta fotografia del parziale. Tuttavia, non si è numero 1 per caso. Jannik ribalta il match con una freddezza e un ordine tattico da fuoriclasse e alla prima competizione dopo la sospensione ritrova subito la finale. Dall’altra parte della rete ci sarà Alcaraz, l’altra metà della diade, il duopolio inscalfibile capace di spartirsi gli Slam da gennaio 2024.
Jannik tiene testa a Carlos per un set, per poi arrendersi per 6-1 nel secondo. Il trofeo mancato non rende assolutamente amaro il sapore del ritorno. Perché è solo l’inizio di un nuovo capitolo, in cui la sospensione non è che una nota a piè di pagina, quasi una postilla scritta da altri.
Poche settimane dopo, Sinner compie un altro capolavoro, forse rimasto a metà. Al Roland Garros avanza fino alla finale con un percorso netto. Nessuno può niente, gli sforzi profusi non servono neppure per vincere un parziale. Nell’ultimo atto non può sottrarsi dallo sfidare nuovamente Alcaraz. E per due set è padrone del campo. Nel terzo ha un calo fisiologico, alimentando i sogni di rimonta di Carlos, che, tuttavia, nel quarto set si ritrova nuovamente a rincorrere. Jannik si regala la chance di servire per il titolo, portandosi sul 5-3, ma prima può chiudere già in risposta. Non gli bastano tre dolorosi match point sfumati, soprattutto il secondo con una risposta fuorimisura. Certo, lo spagnolo gioca da fenomeno, ma i rimpianti non possono che resistere anche ai doverosi riconoscimenti per l’avversario. L’Open di Francia scappa dalle mani di Jannik per dettagli. Subire una rimonta da un vantaggio di 2 set non è semplice, però l’azzurro non può che prendere atto della bella prestazione e limare quei particolari che si sono frapposti tra lui e il successo.
Wimbledon: Sinner riscrive la storia
Il prevedibile contraccolpo psicologico si combatte solamente tornando in campo e allontanando la mente dalla delusione. Così, Sinner riparte da Halle, torneo che gli aveva dato grande soddisfazione nel 2024. La scalata alla difesa del titolo si ferma agli ottavi di finale, sconfitto dal forestiere del tennis Alexander Bublik.
In quegli stessi giorni, a rendere l’aria frizzante non è la prestazione negativa offerta contro il kazako, bensì la scelta di separarsi all’improvviso dal preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulises Badio, che avevano sostituito Umberto Ferrara e Giacomo Naldi all’indomani del caso clostebol. Le motivazioni non sono mai state palesate, ma alla base ci sarebbe un’affinità mai scattata, prima personale poi professionale, soprattutto con Panichi.
Pur senza due figure chiave nel team, Sinner a Wimbledon torna a giocare un grande tennis. Mette in riga Luca Nardi, Aleksandar Vukic e Pedro Martinez, prima di confrontarsi con un avversario di tutt’altra caratura come Grigor Dimitrov. La caduta sul gomito a inizio partita contribuisce a creare in Jannik qualche incertezza di troppo ed è proprio in quelle crepe che il bulgaro si insinua di gran mestiere, arrivando a condurre 2 set a 0. Proprio quando la sfida sembra indirizzata, la sorte mette la propria firma. Grisha subisce un grave infortunio ai pettorali ed è costretto a terminare anzitempo l’incontro.
È innegabile che Jannik abbia sfruttato al meglio gli auspici del destino, però l’imprevedibile fa parte dello sport e, purtroppo, anche i gravi problemi fisici. Senza la necessità di fare polemiche sulla fortuna, che va e viene, si ricorda. Eppure il tennis ci insegna ad ogni torneo la bellezza della figura del lucky loser e celebra il perdente fortunato e i suoi successi con tutti i dovuti onori. Lezione che dovremmo ricordare e trasferire in ogni situazione.
Il torneo dell’azzurro prosegue con le vittorie in tre set su Ben Shelton e Novak Djokovic. Per la terza finale l’avversario da battere è il bicampione uscente Alcaraz. Il resto è storia. Jannik diviene il primo italiano a trionfare ai Championships.
US Open e la vetta del ranking sfumati e quella voglia di rendere imprevedibile il proprio tennis: Sinner prepara già il 2026
Il post Wimbledon non è di facile lettura, sotto tanti punti di vista. Innanzi tutto, la scelta di riaccogliere Umberto Ferrara – e non il fisioterapista Giacomo Naldi – ha spiazzato i più. Anche se Sinner ha abituato a scelte in controtendenza, privilegiando il bene suo e della sua carriera, non curandosene del pensiero e del giudizio esterno. Perché il giudice ultimo è il campo, non certo l’opinione pubblica.
I risultati continuano a sorridere a Jannik. La finale raggiunta a Cincinnati è un altro tassello per il mantenimento del numero 1, adesso veramente insidiato da Alcaraz, che pare aver trovato l’elisir della costanza. Carlos torna a imporsi in finale: in Ohio l’azzurro non riesce a terminare neppure il primo set a causa di un virus che lo ha debilitato.
In vista dello US Open, i dubbi sono azzerati: sarà ancora un testa a testa tra i primi due giocatori del mondo. E così è. In palio non vi è solamente uno Slam, l’ottavo consecutivo spartito tra loro, ma anche il tetto del mondo tennistico.
In finale, Carlitos serve da fenomeno e scocca i colpi con una facilità d’esecuzione impressionante. Sinner poco può per contrastare un fiume in piena. Deve arrendersi con onore, salutando la vetta della classifica dopo 65 settimane di regno.
Che quello di Sinner fosse un arrivederci era chiaro a tutti. Che quello di Alcaraz fosse un interregno di poche settimane, francamente, era molto meno immaginabile. Dopo aver messo in bacheca l’ottavo titolo del 2025 a Tokyo con una caviglia malconcia, il murciano è costretto a saltare il Master 1000 di Shanghai e a Parigi cade al debutto, rimontato da Cameron Norrie.
Di contro, la vittoria a Pechino è l’unico alto in Oriente del fuoriclasse altoatesino, che non rosicchia ulteriori punti in Cina, fermato dai crampi, prima ancora che da Tallon Griekspoor, al terzo turno di Shanghai. Ma tra Vienna e la Francia ribadisce che, se Alcaraz vuole terminare l’anno da numero 1, deve sudarsi il traguardo e prenderselo per meriti propri. Al nuovo Master 1000 di Parigi, Sinner trionfa e si rimette tutti alle spalle nel ranking, anche se per poco. Da Parigi a Parigi. Dal Roland Garros 2024 al Master 1000 2025.
A Torino Carlos è incoronato numero 1 di fine 2025 e, visto il differenziale di punti da difendere tra i due, non è certo una sorpresa. A Jannik, però, va l’ultimo titolo della stagione. Davanti al pubblico di Torino, si conferma campione delle ATP Finals, battendo proprio l’eterno rivale.
Una sfida che sa di arrivederci al 2026. D’altronde il campione di Wimbledon lo ha annunciato dopo la sconfitta di New York: “Per crescere devo uscire dalla mia comfort zone”, rilanciando le proprie ambizioni.
Già dall’Australia, nelle settimane che inaugurano l’anno nuovo, riprenderà la corsa. Alcaraz ha già dichiarato che l’Australian Open è il grande obiettivo stagionale, per completare il Career Grand Slam a soli 22 anni. Melbourne è ormai un fortino di Sinner, che tenterà di confermare invalicabile.
Ma questa è già un’altra storia. Non anticipiamo i tempi e diamoci modo di realizzare quei successi che ormai ci appaiono quasi scontati, conseguenza dell’abitudine alla vittoria. Trionfi e polemiche – la Coppa Davis è sempre la scena del delitto perfetto per Sinner – che hanno contribuito a rendere storico il 2025 di Jannik. Malgrado… No, malgrado niente.