Torna “Gelindo” il comico pastore che accolse Gesù parlando dialetto
VOGHERA. La tradizione si è rinnovata anche quest’anno: tanti applausi a Santo Stefano al teatro dei Padri Barnabiti per il “Gelindo”. E si torna in scena il 5 gennaio alle 20.45.
La compagnia “Fuoridicopione” con la commedia dialettale porta avanti un’usanza che pare risalga al Medioevo, e che è giunta fino a noi attraverso i racconti degli anziani. Al centro la figura di Gelindo, il semplice e rude, ma anche molto pio, pastore di Betlemme che troviamo nei presepi con l’agnello sulle spalle e la zampogna. «Gelindo – spiegano gli attori – indicò a Maria e Giuseppe la grotta in cui ripararsi per far nascere Gesù. Poche ore dopo, fu lui il primo a ricevere dagli angeli l’annuncio della lieta novella e fu ancora lui il primo che, con la sua famiglia, si recò alla grotta ad adorare il bambino».
La storia della rappresentazione
La Devota Commedia è stata rappresentata per la prima volta a Voghera dalla compagnia del Teatro dei Padri Barnabiti “Angelo Baschiera” nel 1925, su testo di Don Carlo Testone. Lo stesso copione fu adottato dalla Compagnia del Teatro Comico di Voghera diretta da Beppe Buzzi, ma alla fine degli anni 70 il Gelindo della Compagnia vogherese cambiò tono. Sulla scorta dell’antico lavoro e rimanendo fedele al Vangelo, il Cappuccino Padre Giovanni Maria Tognazzi (pittore, architetto, scrittore) ha ricostruito la rievocazione natalizia nel dialetto attuale, portando nel testo dialoghi in gergo popolare di fine umorismo, con frequenti riferimenti a fatti di cronaca. Alla fine degli anni 80, la “divota cumedia” venne riposta in un cassetto e ha poi ripreso vita nel 2007 per merito della compagnia “Fuoridicopione”, che insieme alla famiglia Buzzi ha riscritto il copione di Padre Tognazzi.
Gli interpreti
I protagonisti della tradizionale commedia sono Maria, impersonata da Gea Seiberl, Giuseppe (Filippo Bassi), Gelindo (Piero Ghia) con tutta la sua famiglia, la moglie Alinda (Cristina Orlandi) con Narciso (Federico Santinoli Stump), quindi il cognato Medoro (Giordano Olezza), il famiglio Maffeo (Giorgio Gonella) e il giovane garzone Tirsi (Matteo Ghia Rovatti). Non mancano gli angeli (gli studenti del Pertini e delle Suore Agostiniane), il re Gasparre (Roberto Lanati), Re Erode (Lorenzo Rosa) e due soldati (Massimiliano Gorrini e Francesco Crinò). Consulenza artistica di Claudia Buzzi. Suoni e luci di Claudio Secondi e Michele Gonella. Luisa Dosseni Spalla ha fornito i costumi. —