Cancro al colon, l’aspirina può ridurre le recidive: chi potrebbe beneficiarne
L’idea che un farmaco comune e a basso costo come l’aspirina possa aiutare a prevenire le recidive del cancro al colon-retto circola da anni, soprattutto sulla base di studi osservazionali. Ora, però, arriva un passaggio chiave: un trial randomizzato pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) fornisce evidenze più solide, ma con un punto decisivo: il beneficio sembra riguardare soprattutto pazienti selezionati in base al profilo genetico del tumore. Il lavoro (trial ALASCCA) ha arruolato pazienti con tumore del retto stadio I–III o tumore del colon stadio II–III che, dopo l’intervento, presentavano alterazioni somatiche nei geni della via PI3K (un insieme di mutazioni frequenti nei tumori). I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a aspirina 160 mg una volta al giorno oppure placebo, per 3 anni, in doppio cieco. Il criterio principale era la recidiva nei pazienti con una specifica categoria di mutazioni: in questa popolazione, l’incidenza cumulativa stimata di recidiva a 3 anni è stata 7,7% con aspirina contro 14,1% con placebo.
Perché conta il test genetico del tumore e quali sono i rischi
Il messaggio centrale non è “aspirina per tutti”, ma aspirina per alcuni: lo studio ha selezionato pazienti in base a mutazioni tumorali specifiche. Secondo l’analisi riportata, alterazioni della via PI3K sono state identificate nel 37% circa dei pazienti con dati genomici completi. In pratica, la strategia prospettata è quella di una terapia adiuvante di precisione, dove la decisione passa dal profilo molecolare del tumore resecato.
L’aspirina, tuttavia, non è priva di rischi. Nel trial, gli eventi avversi gravi sono stati più frequenti nel gruppo aspirina: 16,8% contro 11,6% nel gruppo placebo. È un dato cruciale perché l’aspirina può aumentare il rischio di sanguinamenti e complicanze gastrointestinali: aspetti che, in oncologia, vanno bilanciati con estrema cautela (età, comorbidità, terapie concomitanti, rischio emorragico individuale).
Cosa cambia oggi nella pratica
Diverse società scientifiche e commenti internazionali hanno sottolineato l’importanza del risultato: per la prima volta, un trial randomizzato suggerisce un beneficio clinico della bassa dose di aspirina come adiuvante mirata in tumori con alterazioni della via PI3K. Ma non è un “liberi tutti”: la raccomandazione ragionevole, alla luce dei dati, è parlarne con l’oncologo solo se il tumore è stato caratterizzato geneticamente e solo dopo una valutazione personalizzata del rischio emorragico. Lo studio NEJM non “sdogana” l’aspirina per prevenire le recidive in ogni paziente con cancro al colon: indica piuttosto che, in presenza di specifiche mutazioni (PIK3CA e via PI3K), un trattamento quotidiano con 160 mg per 3 anni può ridurre in modo significativo le recidive, con un profilo di sicurezza che richiede prudenza e selezione accurata