A duemila metri la mostra “Cortina di Stelle” di Fulvio Morella: l’infinito condiviso tra arte, sport e Olimpiadi
A 2.732 metri di altitudine, quando l’aria si assottiglia e la luce diventa più netta, l’arte cambia postura. Non si offre come superficie da osservare, ma come esperienza da attraversare. “Cortina di Stelle”, la mostra di Fulvio Morella ospitata al Lagazuoi EXPO Dolomiti dal 3 gennaio al 5 aprile 2026, nasce esattamente qui: in un punto di sospensione tra terra e cielo, dove lo sguardo è costretto a rallentare e il corpo a prendere coscienza dei propri limiti. È il capitolo conclusivo del progetto “I limiti non esistono”, sviluppato dall’artista in dialogo con il mondo paralimpico e con i luoghi simbolo di Milano Cortina 2026. Non una celebrazione retorica dell’inclusione, ma una riflessione rigorosa su che cosa significhi oggi superare un limite: non negarlo, ma attraversarlo insieme.
La scelta di Cortina d’Ampezzo e della funivia del Lagazuoi non è scenografica. Come scrive il curatore Sabino Maria Frassà, “la funivia che sale dal Falzarego fino alla terrazza del Lagazuoi è una linea concreta tra terra e cielo, un invito a toccare il cielo con un dito prima ancora che una metafora”. Qui la montagna non accompagna l’opera: la interroga. Salire di quota significa esporsi, accettare il rischio, misurare il passo con il vuoto e con il clima. È una grammatica fisica che trova un parallelismo diretto nello sport paralimpico, dove l’impresa non è mai individuale ma condivisa. Nello sci per ipovedenti, ad esempio, atleta e guida formano una coppia indivisibile: condividono ritmo, decisioni, pericolo e risultato. “Si vince insieme, si perde insieme, si vive insieme. Non siamo isole”, sottolinea Frassà. È da questo principio che prende forma l’intera mostra. Il titolo racchiude un’ambivalenza semantica precisa. In italiano “cortina” è velo o tenda, qualcosa che separa e protegge, ma anche muro di difesa. La sua radice latina, curtis, indica uno spazio comunitario, non una prigione ma una soglia. Anche Cortina d’Ampezzo è una conca abitata, una “corte” alpina circondata da cime aperte sul cielo. “Cortina di Stelle” sceglie di abitare questa soglia: sollevare il velo, aprire il recinto, accompagnare lo sguardo fino a sfiorare l’infinito. Non per cancellare il limite, ma per renderlo attraversabile.
Le opere paralimpiche: l’eroe non è solo
Al centro del percorso espositivo ci sono le opere del ciclo “Paralimpico”, nate dal dialogo con il Comitato Italiano Paralimpico e sviluppate anche per il Premio CIP–USSI. Fulvio Morella non costruisce un’iconografia dell’eroe solitario, ma pone una domanda radicale: che cosa significa essere eroi oggi? La risposta prende forma in due lavori emblematici: Ulisse e Penelope, entrambi realizzati in Braille Stellato. In Ulisse, parole dell’Odissea vengono tradotte in punti braille trasformati in costellazioni. Il cielo che ne risulta non è pieno: presenta un vuoto deliberato. È la mancanza come segno del “nostos”, il ritorno. “Niente è più dolce della famiglia per chi è in terra straniera”, recita il testo omerico, che qui afferma come il coraggio non sia solo partire, ma saper tornare, sottraendosi all’autocelebrazione. Penelope è l’altra metà del racconto. Le stelle si dispongono in un ovale che richiama un volto, un gesto di riconoscimento. Il braille diventa intimità, memoria condivisa, accoglienza del cambiamento. L’eroismo, in questa lettura, non appartiene solo a chi compie l’impresa, ma a chi la rende possibile: guide, allenatori, comunità.
“I limiti non esistono”: l’opera-soglia
Cuore concettuale dell’intero progetto è l’opera I limiti non esistono, presentata a Cortina in una forma inedita. È una pupilla di stelle: un grande ricamo in bronzo su tessuto, dove i punti del braille diventano corpi celesti. La scelta della pupilla non è casuale. Morella parte da una constatazione: oggi il cielo non è più solo ciò che vediamo a occhio nudo. Come in astrofisica, la conoscenza passa da grandezze invisibili. “L’arte”, ricordava Paul Klee, “non riproduce il visibile, ma rende visibile”. Sfiorando il tessuto, siamo invitati a “toccare le stelle con un dito”. Il gesto è semplice, ma il significato profondo: i limiti non sono muri assoluti, ma costruzioni mentali. “Noi siamo infinito”, ripete spesso l’artista. Non come affermazione individualistica, ma come presa di coscienza collettiva. Nessuno è infinito da solo. Lo diventiamo solo facendo squadra. Per questo Morella sceglie il bronzo, abbandonando oro e argento, simboli del podio. L’opera è dedicata a tutti gli atleti paralimpici, non solo a chi vince una medaglia. Perché, come sottolinea l’artista, “a fare la storia non sono solo i primi classificati, ma tutti coloro che arrivano ai Giochi”.
Dal braille alla luce: Blind Wood, Braille Stellato, Braillight
“Cortina di Stelle” intreccia i principali cicli di ricerca di Morella. In Blind Wood, legno e metallo compongono mappe architettoniche viste dall’alto: Delfi, il Pantheon, l’Arena di Verona. Il braille inciso guida la lettura e rivela la parzialità di ogni sguardo. L’opera chiede di essere attraversata insieme. Con Braille Stellato, il testo diventa cielo: i punti braille si trasformano in costellazioni tattili, leggibili solo attraverso una traduzione condivisa tra vista e tatto. In Braillight, presentato per la prima volta come ciclo completo, la luce diventa materia. Sculture in legno d’amaranto e acciaio emettono un alfabeto luminoso che non abbaglia, ma orienta. Come la stella Polare. Come la voce della guida accanto all’atleta ipovedente. In alta quota, la luce radente amplifica questa funzione: non decorazione, ma strumento.
Olimpiadi, memoria e futuro
Il legame con Milano Cortina 2026 è strutturale. La mostra rientra nel programma ufficiale dell’Olimpiade Culturale e dialoga con la memoria dei Giochi attraverso oggetti provenienti dal Museo dello Sport e dell’Olimpismo di San Marino: tra questi, la torcia di Roma 1960 e quella di Torino 2006. In vetta, queste reliquie non celebrano il passato, ma lo proiettano in avanti. Accanto alle opere, la presenza e il racconto di atleti paralimpici come René De Silvestro e Moreno Pesce rendono evidente il patto tra arte e sport. Non figure simboliche, ma incarnazioni di una stessa idea di eccellenza fondata su rigore, fiducia e coralità. Come sintetizza il curatore Sabino Maria Frassà: “Qui il gesto inclusivo non semplifica, non chiede indulgenza. Alza l’asticella del linguaggio e della qualità. L’inclusione diventa precisione sensibile, lusso inteso come attenzione estrema”.
Oltre la cortina
A 2.700 metri, “Cortina di Stelle” non chiede solo di essere vista. Chiede di essere letta, toccata, condivisa. L’infinito fuori — il cielo, le cime, la luce — coincide con l’infinito dentro solo quando la comunità accetta di diventare strumento reciproco: l’arte smette di essere immagine e diventa lingua comune; lo sport smette di essere performance individuale e torna impresa corale. E, davvero, i limiti non scompaiono: si sollevano, come una cortina.
La mostra è promossa da CRAMUM insieme a Lagazuoi Expo Dolomiti, in collaborazione con FISIP e il Comitato Olimpico Sammarinese, con il patrocinio di INJA Louis Braille e del Comitato Italiano Paralimpico, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale Milano Cortina 2026.
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