Fragomeni, ex campione del mondo di boxe, a Pavia per uno stage: «Qui sono rinato, non lo dimenticherò»
PAVIA. Da campione del mondo dei pesi massimi leggeri della Wbc, una delle sigle più importanti, a vincitore del programma televisivo L’isola dei famosi ad allenatore di pugilato e di alcuni noti personaggi del mondo dello spettacolo e dell’industria, Giacobbe Fragomeni ha un rapporto speciale con l’Ap Pavia e con la città, tanto che un paio di volte all’anno organizza uno stage dei suoi pugili nella palestra al primo piano del PalaRavizza.
«È la stessa dove mi sono allenato per anni», confessa fra un bicchiere di bonarda e un piatto di risotto in Borgo Ticino, Dal Previ, insieme ai suoi pugili e a quelli della Pugilistica Pavia, oltre che con gli amici Maurizio Niutta, presidente, e Giancarlo Mezzadra, direttore sportivo. «Io mi tengo in allenamento – sorride Fragomeni – oltre alla palestra nel centro di Milano ne ho aperta una a Rozzano. Ho portato a Pavia 12 ragazzi ad allenarsi. Sono tutti amatori, uno esordirà da dilettante nel 2026. Ci divertiamo e loro imparano».
Fragomeni ha esordito da dilettante a 21 anni. Padre alcolizzato e violento, la sorella Letizia (il cui nome si è tatuato) morta per overdose. Per cambiare la sua vita entra in palestra alla Doria. Diventa campione d’Europa dilettanti dei massimi. Per andare ai Giochi di Sidney scende di categoria nei mediomassimi, ma al sorteggio pesca il cubano Alvarez ed esce. Passa pro, ma si rompe il tendine brachiale sinistro e l’esito è smettere di fare la boxe. Si opera a Pavia, rientra dopo un anno e inizia il rapporto con l’Ap Pavia.
L’amore per Pavia
«Sarò sempre legato e grato a Pavia e a Niutta e Mezzadra perché hanno creduto in me – afferma – l’inizio vero della mia carriera da pro è stato grazie all’Ap Pavia, che ha investito su di me. Io ricordo chi mi ha aiutato nel momento del bisogno».
Fragomeni ha disputato in un PalaRavizza esaurito un grande match contro Silvio Branco per la cintura mondiale “silver” WBC dei massimi leggeri che si concluse con un risultato di parità. A Pavia vinse il titolo del Mediterraneo, a San Martino il titolo internazionale e a San Genesio l’unione europea.
La svolta
«Il match che ha cambiato la mia carriera però è stato a Cava Manara contro il belga Abdoul, vinsi a fatica. Non mi piacque e chiesi a Giovanni Parisi se potevo allenarmi con lui, fu la svolta perché capii come dovevo combattere da professionista. Il match che mi ha cambiato la vita? Con David Haye in Inghilterra per l’europeo che persi per un colpo alla nuca. David apprezzò cosi tanto quel match, che mi chiese di allenarmi con lui a Cipro in preparazione al mondiale. Dopo la sua vittoria, lasciò il titolo per farlo fare a me, che vinsi battendo Kraj a Milano».
Fragomeni divenne famoso anche fuori dal ring vincendo l’Isola dei Famosi: «Ho fatto conoscere a tutti che un pugile possiede dei valori, il rispetto dell’avversario, la lealtà. Ancora oggi qualcuno mi riconosce perché ho vinto l’Isola e non il mondiale. A me piace che riconoscano in me il pugile che ha vinto l’Isola».
Una boxe da cambiare
Tornando all’oggi, Giacobbe afferma: «Ho portato un mio giovane pugile ai tricolori a Roseto degli Abruzzi ed ho visto un pugilato che non mi piace, perché copiamo quello russo. Noi abbiamo una storia pugilistica, l’Italia è un piccolo paese che però sino a qualche anno fa aveva più campioni di tutti. Il mio ragazzo pratica una boxe simile alla mia ed è arrivato in finale perdendo contro uno più forte, per cui non mi lamento per lui ma in generale. Non mi piace che tutti i match siano uguali, in linea, uno solo nei medi vinse perché ha il pugno pesante. Noi siamo forti in tutto, abbiamo estro, tecnica, tattica, dobbiamo lasciare al ragazzo il suo modo di combattere, potenziandone le possibilità, senza cambiarlo. Dobbiamo modificare le regole, all’estero un dodicenne ha già anni di ring, mentre i nostri sono appena agli inizi, con arbitri che appena possono fermano gli incontri. Un nuovo Fragomeni non c’è, perché volevo essere Tyson ed ho vinto combattendo da Fragomeni. Nel pugilato occorrono cuore e palle. Oggi ci sono pochi pugili e tanti che fanno pugilato».