«Ridatemi mia figlia»: l’appello di una madre finisce in Tribunale
Rivarolo canavese
«Mi hanno strappato la mia bambina». È una frase pronunciata a voce bassa, senza rabbia, che restituisce tutta la misura di una vicenda delicata che in questi giorni sta attraversando il Canavese. Protagonista, suo malgrado, una bambina di dieci anni, allontanata dalla famiglia di origine a seguito di un provvedimento adottato dal Tribunale per i minorenni di Torino sulla base di una relazione dei Servizi sociali del territorio.
La vicenda, che non può entrare nei dettagli per la presenza di una minore, riguarda un provvedimento di allontanamento disposto in via d’urgenza e successivamente oggetto di ulteriori valutazioni nel corso delle udienze. Da oltre cinquanta giorni la bambina non vive più con la propria famiglia e i contatti con la madre, secondo quanto riferito dalla difesa, si sono limitati a due brevi telefonate.
A ricostruire il percorso giudiziario è l’avvocato Gianpiero Bonino, che assiste la madre e che, al di là del suo coinvolgimento professionale, ne è rimasto toccato anche dall’aspetto umano.
«Ci troviamo di fronte a una situazione complessa – spiega il legale – nella quale è stato adottato un provvedimento urgente sulla base delle relazioni dei Servizi sociali. Il nostro compito non è commentare le decisioni del giudice, ma rappresentare i fatti processuali e tutelare i diritti della madre e, soprattutto, l’interesse della minore». Secondo quanto emerso in sede di udienza, la bambina presenta una fragilità di tipo neuropsicologico, diagnosticata da tempo, e aveva nel contesto familiare il proprio principale punto di riferimento. Nel corso degli anni, spiega la difesa, la madre si è affidata a professionisti sanitari ed educativi per affrontare le difficoltà legate alla crescita della figlia, costruendo una routine fondata su scuola, cure, attività sportive e sostegno familiare.
Nel provvedimento successivo all’audizione dei genitori, il giudice ha riconosciuto l’esistenza di un forte legame affettivo tra madre e figlia e ha individuato come obiettivo il ricongiungimento, seppur all’interno di un percorso strutturato e protetto.
Contestualmente è stata disposta la sospensione della responsabilità genitoriale e il collocamento della minore in un contesto educativo idoneo, con la previsione di incontri periodici con la madre.
«È proprio su questo punto – prosegue Bonino – che abbiamo concentrato le nostre istanze. Nel provvedimento è scritto che gli incontri devono essere calendarizzati, ma ad oggi, nonostante ripetute richieste formali, questi incontri non sono mai stati organizzati. Non è una valutazione, è un dato oggettivo che abbiamo rappresentato al tribunale».
Un altro elemento evidenziato dalla difesa riguarda il percorso scolastico della bambina, che – sempre secondo quanto riferito – risulterebbe interrotto da settimane, con un impatto significativo sul diritto all’istruzione. Anche questo aspetto è stato portato all’attenzione del giudice nel corso delle udienze.
«Il nostro lavoro – sottolinea l’avvocato Bonino – è quello di fornire al tribunale tutti gli elementi utili perché possa assumere le decisioni più adeguate nell’interesse della minore. Per questo abbiamo depositato relazioni professionali che evidenziano le possibili conseguenze, sul piano psicologico, di un allontanamento prolungato dal contesto familiare di riferimento».
Nel frattempo, la madre attende. Attende notizie, attende di poter vedere la figlia, attende che il percorso giudiziario faccia il suo corso. «Non chiediamo scorciatoie – conclude Bonino – ma che vengano rispettate le prescrizioni già contenute nei provvedimenti e che ogni scelta venga assunta tenendo conto della storia, delle fragilità e dei bisogni concreti di una bambina».
Il procedimento è tuttora pendente davanti al Tribunale per i minorenni, che nelle prossime settimane sarà chiamato a valutare se confermare o modificare le misure adottate.
Una vicenda complessa, che si muove sul crinale sottile tra tutela, fragilità e diritti, e che continua a interrogare, nel silenzio imposto dalla necessaria riservatezza, una famiglia e un intero territorio.