Autotrasportatori sul piede di guerra per l’aumento dei pedaggi: “Scaricata sulle nostre spalle l’incapacità di governare”
Condanna senza appello da parte delle associazioni dell’autotrasporto contro l’aumento dei pedaggi autostradali in vigore dal 1° gennaio 2026. Un rincaro medio dell’1,5% che, secondo le imprese del settore, si somma all’aumento delle accise sul diesel e certifica il fallimento delle politiche del governo nei confronti di chi trasporta le merci.
“È facile deliberare comodamente seduti in un ufficio o dallo scranno della Corte costituzionale“, attacca Maurizio Longo, segretario generale di Trasportunito, “ma chi lavora ogni giorno sulle autostrade, bloccato da cantieri frutto di vent’anni di ritardi nella manutenzione, vive una situazione di disagio permanente. Autorizzare aumenti generalizzati dei pedaggi è uno schiaffo al settore e infrange il limite di guardia”. Secondo Trasportunito, parlare di adeguamenti tariffari per aggiornare i piani economico-finanziari delle società concessionarie significa “calpestare l’efficienza e la produttività del trasporto merci”, mentre il governo aveva promesso un blocco temporaneo dei rincari. “L’autotrasporto muove l’80% delle merci del Paese ma i danni alla logistica e al sistema produttivo chi li paga?”, attacca Luongo.
Ancora più dura Ruote Libere, associazione delle piccole imprese dell’autotrasporto, che parla apertamente di “tradimento”. “Dopo mesi di promesse contro l’aumento dei costi”, afferma la presidente Cinzia Franchini, “oggi la realtà è fatta di pedaggi più cari e gasolio più caro. È l’esatto contrario di quanto annunciato”. Per Ruote Libere “non siamo di fronte a un errore o a una fatalità tecnica: siamo di fronte a una scelta politica precisa, che scarica sistematicamente sulle spalle delle piccole imprese dell’autotrasporto il peso dell’incapacità di governare. Prima le accise, ora i pedaggi: il messaggio è chiaro, chi lavora su strada deve pagare sempre di più. È semplicemente inaccettabile che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti oggi si nasconda dietro decisioni di Autorità e Corte Costituzionale, sostenendo di ‘non avere margini di intervento’. I margini c’erano prima, quando si facevano promesse. Ora restano solo scuse”.
Nel mirino anche il principio del pay per use, giudicato “una beffa” in una rete autostradale segnata da congestione, cantieri infiniti e standard di servizio ritenuti inadeguati. Le richieste sono nette: stop immediato agli aumenti dei pedaggi, revisione delle politiche fiscali sui carburanti e apertura urgente di un tavolo di confronto reale con tutte le rappresentanze del settore.
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