Ottantacinque medici argentini pronti a trasferirsi in provincia di Belluno
BELLUNO. Ben 85 medici argentini, per lo più dell’area di Buenos Aires, sono disponibili a trasferirsi in provincia di Belluno per svolgere la loro attività professionale. Li ha “censiti” l’Associazione Bellunesi nel Mondo, attraverso i vertici della “Famiglia” di Buenos Aires.
Il presidente dell’Abm, Oscar De Bona, ne ha dato l’annuncio all’incontro di Confindustria a Cortina dove si è tenuta a battesimo la sezione delle imprese bellunesi nel mondo. La palla è passata ora alla direzione dell’azienda sanitaria dell’Ulss1.
La direttrice Maria Grazia Carraro si è messa in contatto con l’Abm della capitale Argentina per una prima selezione delle disponibilità. «Si tratta di professionisti con una media d’età intorno ai 35 anni», ha spiegato De Bona, «che, quindi, danno da intendere che fanno una scelta di vita per il futuro, trasferendosi a Belluno. Non quindi un’opzione transitoria. Ciò significa che chiedono un lavoro stabile, non temporaneo, ma anche una residenza». Pare che il vertice dell’azienda sanitaria, oltre ad assicurare il lavoro, stia recuperando anche decine di alloggi.
Un problema, questo, presente per altre categorie di lavoratori, come ha spesso ammesso la stessa presidente di Confindustria, Lorraine Berton. Considerata la delicatezza dell'argomento, la direzione dell'azienda sanitaria preferisce mantenere il più stretto riserbo sull'argoment: «Si tenga presente che, se questi professionisti decidono di lasciare il loro Paese, noi ne guadagniamo, ma l'Argentina no; sarebbe, comunque una perdita per quella comunità che, si sa, è in grave sofferenza».
De Bona ha riferito che l’associazione si è mossa per recuperare anche personale infermieristico, da portare soprattutto nelle case di riposo. «Abbiamo affrontato il tema con Albert Nikolla, viceministro alla sanità e affari sociali dell'Albania, di cui è nota la riconoscenza verso Belluno, per averlo accolto quand’era profugo dal suo Paese», fa sapere il presidente dei Bellunesi nel mondo. «Sembra che ci sia qualche problema in più per questo personale, ma ci sono tutti i presupposti per trovare una risposta positiva».
E’ andata “buca”, invece, la ricerca di autisti. Dolomitibus si era rivolta all’Abm per cercarli all’estero. La ricognizione è stata fatta, ma senza esito, in particolare per alcune problematiche burocratiche. «Il problema della carenza di personale, ormai lo sappiamo, è ad ampio spettro. Ma attenzione: ci sono famiglie di discendenti di oriundi italo-bellunesi che sono tornate in provincia e stanno tornando. Il nodo da sciogliere non è tanto quello del lavoro, quanto il tema della residenza, dell’alloggio che non si trova». —