Alle pendici del monte Antelao prende forma il Parco Cadore
VALLE. I terreni alle pendici dell’Antelao donati da due cittadini di Valle, in località Paradisi, saranno le “prime pietre” del Parco del Cadore. Quel Parco invocato da anni da un ampio ventaglio di associazioni locali e nazionali e che vede nel Parco delle Dolomiti d’Ampezzo un “fratello” di cui seguire le impronte. Per celebrare la donazione dei terreni a Valle, e fare il punto sul progetto dell’area protetta cadorina, domani mattina a Pieve si terrà un convegno nella sede della Magnifica, intitolato non a caso “La prima pietra del Parco Cadore”
Esponenti del mondo dell’ambientalismo e dell’associazionismo nazionale hanno accolto l’invito del gruppo promotore del Parco, con il patrocinio della Magnifica, a riunirsi a Pieve per celebrare la donazione che «ha un grande significato simbolico, e non resterà un atto isolato», come spiega Mirta Da Prà Pocchiesa, presidente del gruppo promotore.
L’idea del Parco del Cadore è stato concepito ancora nel 1972, su iniziativa della sezione cadorina di Italia Nostra, del Cai e di giovani amanti dell'ambiente, con lo scopo di costituire un “Parco delle Marmarole, Antelao e Sorapiss ” sul territorio dell'alta provincia di Belluno compreso tra il torrente Boite, il fiume Piave e il torrente Ansiei. Lo scopo era di consentire il salvataggio di questo territorio dai tentativi di speculazione.
L’incontro di domani, spiegano i promotori, «servirà anche per riflettere su che cosa rappresentano i parchi oggi, in tempo di crisi climatica, per la tutela della biodiversità e per le opportunità che offrono ai territori in cui sono inseriti».
«Al centro già nel 1981 di un progetto di legge presentato dai Verdi (Boato – Valpiana – Boato)», sottolineno dal gruppo, «il progetto di Parco del Cadore è stato in seguito recepito dalla Regione nel Piano territoriale di coordinamento, dalla Provincia nel Ptp e infine dall’Unione Europea, facendo rientrare l’area del Parco nelle zone Sic (Sito di interesse comunitario) e Zps (Zona protezione speciale), Rete Natura 2000».
«Tutto quello che era possibile fare da parte dei promotori è stato fatto», sottolineano, «ora toccherà alle istituzioni locali trasformare la tutela di un territorio riconosciuto dall’Unesco in una grande opportunità per le persone che ci vivono».
Si farà il punto su quanto fatto e su quanto resta da fare, dunque, al convegno di domani in Magnifica a Pieve che prenderà il via alle 9 con i saluti del vice presidente Emanuele D’Andrea ed entrerà nel vito alle 9,30 con Michele Dal Pozzo, direttore del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo, che spiegherà cosa rappresenta oggi per Cortina l’area tutelata.
Raffaele Marini, presidente della Commissione centrale Tutela ambiente montano del Club alpino italiano, parleà quindi sul tema: “Il Cai e le aree protette, un rapporto imprescindibile per la montagna del futuro».
Sul ruolo dei Parchi di fronte alla crisi climatica e il ruolo dei cittadini per la loro istituzione parlerà quindi Isabella Pratesi, direttrice conservazione del Wwf nazionale.
Dal globale al locale: alle 11 Mirta Da Prà Pocchiesa parlerà del Parco del Cadore: “Come siamo arrivati alla prima pietra, scelte passate e prospettive future”. Sarà quindi Giovanni Monico a spiegare come la prima pietra del Parco del Cadore parta da Valle e dai due cittadini donatori dei terreni.
A tirare le fila dei lavori, spiegando come il Parco Cadore possa guardare oltre la tutela ambientale, diventando “un progetto di vita per valli abitate, accoglienti ed educative”, sarà don Luigi Ciotti, presidente del gruppo Abele e di Libera. —