Diffamava le ex con foto porno: condannato a 2 anni in appello
SEDICO. Perseguitava le ex morose. I reati contestati erano stalking, sostituzione di persona e diffamazione a sfondo sessuale e il sedicense Pier Samuel Grando si è visto confermare la condanna a due anni di reclusione dalla Corte d’Appello di Venezia. In più, dovrà pagare le spese legali alle due donne, che già avevano spuntato un risarcimento danni di complessivi 14 mila euro in primo grado. È cambiato l’avvocato, da Massimiliano Paniz a Mario Mazzoccoli, ma il risultato è stato lo stesso. Molto più soddisfatti i colleghi di parte civile Mauro Gasperin e Liuba D’Agostini.
L’uomo era accusato di aver tormentato le sue ex fidanzate, di essersi appropriato dei loro profili social e delle mail e di averne diffuso immagini, dati sensibili e finte proposte di abboccamenti sessuali, offendendone così l’onore. La relazione tra l’imputato e una delle ragazze era durata circa sette anni, dal 2007 al 2014, con l’altra invece un solo anno, dal 2017 al 2018. Entrambe le donne, a un certo punto, avevano ricevuto richieste di tornare in contatto per telefono o via social network. In seguito Grando si sarebbe impossessato delle identità delle due donne, usando liberamente le loro credenziali Facebook, sostituendosi a loro e dando vita a una pesante campagna di demolizione pubblica delle due persone, soprattutto agli occhi dei loro amici comuni.
Davanti al tribunale di Belluno era sorto il dubbio che i fatti fossero caduti in prescrizione e si era rivelata decisiva la testimonianza di un carabiniere, secondo la quale l’ultima foto delle donne era stata caricata su un sito pornografico nell’ottobre 2015 e questo collocherebbe i fatti all’interno dei sette anni al termine dei quali il reato decade ed è come se non fosse mai stato commesso.
Il giudice aveva subordinato la concessione della sospensione condizionale al pagamento del risarcimento: 8 mila euro per una e 6 mila per l’altra.
Ci sarebbe ancora la Corte di Cassazione, ma a questo punto Mazzoccoli farà tutte le valutazioni necessarie. C’è il rischio concreto di dover pagare ancora.GIGI SOSSO