Frane, in due anni oltre cinquanta cantieri in provincia di Belluno: la mappa
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Da Cancia a Costalta, da Paradisi fino a Livinel, prosegue l’opera per la messa in sicurezza dei versanti. «Ma il rischio zero in montagna non esiste»
Dopo la tragedia di Ischia, la mente dei bellunesi è andata indietro di 13 anni, esattamente al luglio 2009, alla frana di Cancia. La situazione, però, è ben diversa: sia per il sistema degli allarmi, ma soprattutto per la gestione della sicurezza, oltre che, ben s’intende, per la presenza di numerosi abusi edilizi nell’isola campana. Ma, purtroppo, non c’è solo Cancia nel Bellunese. La sola Provincia di Belluno ha portato a termine, negli ultimi due anni, ben 51 interventi contro il dissesto idrogeologico, 20 di questi erano cantieri di somma urgenza.
«Sono tante le situazioni di fragilità del nostro territorio e molte altre si verificano in occasione di particolari eventi meteo», annota il consigliere provinciale delegato Mattia Gosetti, «Vaia in particolare ha messo a nudo nuove ferite che negli anni immediatamente successivi si sono palesate con forza. Nel 2022, complice il lungo periodo siccitoso, abbiamo registrato fortunatamente pochi nuovi dissesti. La Provincia interviene con opere di difesa e con mitigazioni del rischio, nella consapevolezza che il rischio zero in montagna è praticamente impossibile da raggiungere».
Da Cancia a Costalta
Proprio a Cancia, in comune di Borca, va ora in appalto il secondo stralcio del grande progetto di messa in sicurezza che ha già realizzato la briglia frangicolata Sabo Dam. Verranno realizzate ulteriori opere, sull’ultimo tratto del canalone. Altra situazione pericolante, ormai da anni, è quella di Costalta, a San Pietro di Cadore, dove è stato appaltato il secondo stralcio della messa in sicurezza degli smottamenti lungo la strada “Panoramica”. Costalta, si sa, è stata costruita su una frana e la fragilità del versante sotto la chiesa – per fare un esempio – è tra le più monitorate. Dall’altra parte della provincia, a Ponte nelle Alpi, in località Cassani-Paradisi continuano sia il monitoraggio che, ovviamente, la sistemazione del locale movimento franoso. È in programma il ripristino delle infrastrutture di accesso che sono state danneggiate. Un investimento non da poco; il progetto complessivo è da 3,5 milioni di euro. I competenti uffici provinciali informano che il primo stralcio è in via di conclusione, per il secondo si attende l’approvazione del progetto esecutivo. Che il territorio sia martirizzato lo certifica ormai da decenni la “famosa” frana di Revis, in comune di Lozzo di Cadore. Ben 2 milioni e mezzo di euro, in questo caso, per la messa in sicurezza del movimento. La Provincia assicura che “a breve” sarà affidato il primo lotto dei lavori. «Queste e le altre opere in essere», precisa Mattia Gosetti, il consigliere provinciale delegato alla Protezione civile e quindi alla gestione delle emergenze infrastrutturali, «appartengono a un programma triennale di lavori».
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Obiettivo Agordino
In Agordino saliamo a Rocca Pietore, la comunità più colpita dal disastro di Vaia. Qui non si sta lavorando solo ai Serrai di Sottoguda, ma la Provincia ha un cantiere, sostanzialmente concluso, in località Livinel 1 per la messa in sicurezza dal pericolo valanghe con posa di particolari reti (intervento concluso), mentre ne ha un altro in progettazione a Livinel 2 con lo studio di una colata detritica. Restando in Agordino, ecco Val de le Roaze (comune di Agordo) dove si sta provvedendo alla mitigazione del rischio idrogeologico nella val delle Roaze, a protezione dell’abitato di Val di Frela e Parech. Siamo alla progettazione esecutiva e la spesa sarà di un milione e 100 mila euro. A Vallada, in località Ronchet, sta per terminare l’intervento per la messa in sicurezza del versante in movimento, per un importo di circa 90mila euro.
Val di Zoldo
Qui gran parte delle frane citate mettono a rischio case e strade. Come quella della Val di Zoldo, a Pralongo, che interessa, come noto, l’importante arteria 251, minacciata anche dal versante di Longarone. In questo caso opera pure Veneto Strade, peraltro con contributo della Provincia. E proprio Veneto Strade, in Alpago, ha messo in sicurezza l’abitato di Chiapuz, mentre nel paese di Farra d’Alpago la provincia ha in corso la messa in sicurezza dell’area a monte dell’abitato in via XVII aprile. Il progetto definitivo ed esecutivo è in corso, l’appalto sarà concluso entro il 2023.
Frana storica
Una delle frane più storiche è quella di Chiapuzza, in comune di San Vito di Cadore. In questo caso la Provincia sta provvedendo alla “moderazione degli scenari di colata”, come viene chiamata con gergo tecnico, in convenzione con Tesaf di Padova per valutare gli interventi più opportuni da mettere in atto.