La strage di Santo Stefano di Cadore: Angelika chiede i domiciliari
Angelika è da ricoverare in una struttura? Ma quale e dove? Dopo la richiesta della Procura di un amministratore di sostegno per la 33enne tedesca indagata per triplice il omicidio stradale di Santo Stefano di Cadore, è arrivata quella della difesa: gli arresti domiciliari in un presidio sanitario esterno al carcere veneziano della Giudecca.
Che non è stata ancora individuato, ma secondo l’avvocato di fiducia Giuseppe Triolo sarebbe maggiormente compatibile con le sue condizioni di salute (anche mentale) attuali. Lontana dalle compagne di cella e dagli agenti della polizia penitenziaria, che ai primi di gennaio ha anche aggredito, finendo sotto trattamento sanitario obbligatorio, nell’ospedale civile. Intanto, martedì 12 marzo scadono i termini per il deposito dei lavori da parte dei consulenti di parte, che hanno partecipato all’incidente probatorio richiesto dal pm Simone Marcon ed eseguito su Angelika Hutter.
Fino a lunedì, non risultava ancora niente in cancelleria, ma questo è un passaggio fondamentale, perché permetterà la scrittura del capo d’imputazione definitivo sulla morte dei turisti veneziani Marco e Mattia Antoniello e Maria Grazia Zuin.
Salvo proroghe sempre possibili, manca ormai pochissimo alla fine delle indagini preliminari sui fatti del 6 luglio dell’anno scorso, in via Udine e alla richiesta di rinvio a giudizio. Secondo lo psichiatra bellunese Tullio Franceschini in prima battuta e la consulente della pubblica accusa Anna Palleschi in seconda, l’indagata sarebbe capace d’intendere e volere, ma bisognerà vedere cosa emerge da questo nuovo accertamento tecnico. La difesa non può che sperare almeno nel vizio parziale di mente.
Hutter non aveva mai parlato, dall’immediatezza dei fatti fino al Tso, ma in questi mesi è stata sentita da tutti gli specialisti, che sono chiamati a valutare anche la sua capacità di stare a processo. Compresi quelli nominati dalle famiglie Antoniello e Potente, attraverso Studio 3 A Valore e l’avvocato Alberto Berardi.
Nel fascicolo, ci sono anche la perizia sull’incidente dell’ingegner Pierluigi Zamuner, che ha escluso guasti meccanici all’Audi A3 nera targata Deggendorf; i risultati dell’esperimento giudiziario fatto a distanza di tempo con il Nucleo investigativo dei carabinieri di Belluno e il Ris di Parma; le sommarie informazioni raccolte dai militari e almeno due video, che ritraggono l’auto fare inversione di marcia all’altezza di un’officina meccanica e poi sfrecciare a 90 chilometri orari, prima di salire sul marciapiede e falciare tre dei cinque turisti veneziani, che stavano camminando in fila indiana, diretti a un vicino mercatino. Nessun segno di frenata, allo stesso tempo nessuna distrazione al telefono, niente alcol e niente droghe o psicofarmaci.