Mantova, una piccola Bologna: Bellocchio è già al lavoro
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Il regista giovedì mattina era in centro: sopralluoghi in corso per il suo nuovo film. “La conversione” racconta una storia ambientata a metà ’800 in Emilia
MANTOVA. Mantova, ieri, giovedì, giorno di mercato, ore 9.10. In un’oasi di qualche metro quadrato in mezzo ai banchi con pentolini e filati di tessuto, cinque persone, tre uomini e due donne, confabulano sul fianco sud della rotonda di San Lorenzo. Uno è Marco Bellocchio, il regista. Sta spiegando qualcosa agli altri. Ci avviciniamo, chiediamo se possiamo fargli una foto.
L’idea sembra non piacergli, ma dopo qualche secondo sorride e consente, non troppo convinto ma con un leggero sorriso come dire: e vabbè, pazienza. «Siamo in incognito», precisa. «Stiamo lavorando», dice una delle due donne. Non disturbiamo oltre. Che stessero lavorando era chiaro. Che fossero in incognito, mica tanto. Erano lì alla luce del sole. E poi la notizia è apparsa da tempo su diversi giornali, compresa la nostra Gazzetta: Bellocchio sta preparando il terreno per girare un film, titolo più o meno provvisorio “La conversione”, ambientato a Bologna nel 1858 e anni successivi. Bologna a quel tempo era nello Stato della Chiesa. Ma da allora il centro storico di Bologna è molto cambiato, quello di Mantova meno: i vicoli si somigliano, gli interni vanno bene, basta siano ottocenteschi.
La zona della Curia è perfetta. E poi Mantova è meno cara di Bologna. Più brevi i collegamenti urbani, più economici i prezzi per le troupe cinematografiche, per cibo e alloggio. Anche Paolo Sorrentino sta cercando possibili set a Mantova e dintorni. Sopralluoghi sono già stati fatti a chiazze di leopardo, una macchia a Sabbioneta, un’altra a San Benedetto Po e altrove. Cosa accadde a Bologna nel 1858? La polizia pontificia tolse alla famiglia ebrea Mortara il figlio di sei anni, Edgardo. Le autorità sostenevano che il bambino era stato battezzato di nascosto da una domestica: la legge imponeva un’educazione cristiana ai battezzati. Gli appelli, da tutto il mondo, per la restituzione del bimbo ai genitori caddero nel vuoto. Papa Pio IX fu irremovibile. Edgardo diventò prete assumendo il nome di Pio e scrisse un memoriale in polemica con chi aveva sostenuto il suo ritorno in famiglia. Primo ciak forse in giugno.