Il padre sparò e uccise la madre, ora i figli ripudiano il cognome

MANTOVA. Si vergognano del loro cognome, quello trasmesso per linea di padre, perché sporco di sangue, macchiato di una ferocia che non potrà mai sbiadire. Cognome maledetto, che adesso vogliono cambiare, per farne un ramo morto. Così Rosaria e Domenico Diletto, figli di Alfonso che lo scorso 8 marzo uccise a colpi di pistola l’ex moglie, Vincenza Ribecco. Un femminicidio reso ancora più brutale, se possibile, dalla ricorrenza della Festa della donna, che aggiunse rabbia a orrore.

L’omicidio è stato commesso a San Leonardo di Cutro, nel Crotonese, ma la richiesta per il cambio di cognome, da quello paterno a quello materno, è stata presentata a Gerlando Iorio, il prefetto di Mantova, dove Rosaria e Domenico sono nati e hanno vissuto per qualche anno, prima che la famiglia decidesse di tornare in Calabria. Qui, tra il Mantovano e il Reggiano, vivono ancora dei parenti, sentiti dai carabinieri nelle ore immediatamente successive al femminicidio. Quando Alfonso Diletto, pensionato di 69 anni, venne arrestato con l’accusa di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione: dopo aver concordato un appuntamento per discutere di alcune questioni legate alla separazione, l’uomo si era presentato con una pistola a casa dell’ex moglie Vincenza, detta Cecè, 61 anni. «Ci vergogniamo di dire che siamo dei Diletto, di scrivere il nostro nome abbinato a questo cognome – ha dichiarato la figlia Rosaria al Quotidiano del Sud – il cognome di una persona deriva dal fatto di avere lo stesso sangue, quindi lo stesso cuore, lo stesso carattere, ma io e mio fratello non abbiamo nulla in comune con nostro padre e tutto ciò che siamo lo dobbiamo soltanto a mia madre». Tale la vergogna dei due figli, che non vollero che il cognome Diletto figurasse nemmeno sui manifesti funebri per la morte della madre. Una vergogna che soltanto il cambio in Ribecco potrà placare.

«Che non si dica che Alfonso Diletto ha due figli e una nipote – ha rincarato Rosario – il suo cognome non deve andare avanti. Mio fratello non deve essere costretto a dare lo stesso cognome ai suoi figli. Tutti devono sapere che siamo figli di un’unica persona, nostra madre. Quell’uomo non soltanto l’ha uccisa, ma ha tormentato per anni lei e noi». Convivenza difficile, quella tra Alfonso Diletto e Vincenza Ribecco, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nonostante malgrado la coppia stesse insieme da molti anni. Via via erano emerse le incompatibilità di carattere tra i due, complicate dalla gelosia dell’uomo e dal sospetto, maturato soprattutto dopo la separazione nel 2020, che la donna avesse una relazione con un altro uomo, conosciuto magari durante il suo lavoro stagionale come inserviente in un villaggio turistico di San Leonardo di Cutro, che d’estate si riempie di turisti.