Calcio dilettanti, il caso quote fa infuriare le società mantovane: «Decisione folle»
MANTOVA. Una decisione che per alcune società è «ingiustificabile», per altre «pazzesca» o addirittura «folle». Il caso quote ha scosso l’intero panorama dilettantistico mantovano. Quanto deciso a metà aprile dal Consiglio direttivo del Comitato Regionale della Lombardia riguardo alle regole di utilizzo dei giovani rischia di creare grossi guai nella stagione 2022/23. In sostanza è stato sancito uno slittamento in avanti di due annate che cambia i piani di decine di società, soprattutto quelle di Prima e Seconda categoria e chi non ha alle spalle un settore giovanile.
In Eccellenza e Promozione si è deciso per l’utilizzo di un classe 2003 e di un 2004 come da normativa nazionale vigente, oltre che di ulteriore calciatore classe 2002. «La decisione ci ha spiazzato – commenta il direttore sportivo della Governolese, Alessandro Capelli – e non capiamo chi possa avvantaggiare. Di certo non le società che dovranno fare i salti mortali per trovare le quote e nemmeno quei giovani che di fatto sono stati fermi due anni. Temo che la volontà di tornare all’improvviso alla situazione pre Covid sia figlia dell’incompetenza di chi l’ha partorita».
Amareggiato il ds dell’Asola, Roberto Sandrini: «Eravamo convinti che le quote sarebbero rimaste le stesse anche per l’anno prossimo – dice – Ma cosa possiamo fare adesso? Non resta che adeguarsi, non abbiamo alternative». Secondo il ds del Suzzara Carlo Piccinini «il Mantovano sarà decisamente svantaggiato rispetto ad altri contesti come ad esempio la provincia di Brescia: bacini diversi hanno caratteristiche diverse e la decisione sulle quote crea disparità». Giancarlo Perani, vicepresidente del Castiglione aggiunge: «Trovare dei 2004 pronti per categorie importanti sarà un’impresa».
In Prima vigerà l’obbligo di schierare un 2002, un 2001 e un 2000, mentre per la Seconda categoria dovranno sempre essere in campo due atleti classe 2000 e un 2001. «Non voglio essere volgare e quindi mi limito a dire che è una schifezza – tuona il presidente del Curtatone, Paolo Ferretti – Ci è stato inviato un questionario sull’argomento a cui non abbiamo nemmeno risposto, tanto sapevamo che la nostra opinione non sarebbe contata nulla. La nostra squadra è basata sui giovani, ne mandiamo già in campo a sette ogni partita, per noi il problema sarà relativo, ma ciò non toglie che le nuove regole siano folli. Mi chiedo – dice ancora il patron della Nac – perché non sia stata convocata un’assemblea plenaria per discutere di una questione tanto importante».
Ferretti continua attaccando frontalmente il presidente del Comitato regionale della Lombardia della Figc Carlo Tavecchio: «Dopo essere stato eletto aveva promesso il confronto sui temi più importanti e invece sulle quote è arrivata una decisione dall’alto che mette in crisi le società».
Ci va giù duro pure il presidente della Dinamo Gonzaga, Angelo Bottazzi: «Secondo me le nuove regole non hanno senso – sbotta – Società come la nostra, in Seconda categoria e senza settore giovanile, sono messe nelle condizioni di chiudere baracca. Per il prossimo campionato dovremo andare in cerca di ragazzi in prestito e pagare per prenderli: se l’obiettivo è far chiudere le società che non hanno il vivaio, che lo dicano chiaramente».
A Massimo Botturi, dirigente dell’Acquanegra, «dispiace soprattutto per i giovani che l’anno prossimo non saranno più quote». Il numero uno della Poggese Armando Castellano allarga le braccia: «Siamo stati colti di sorpresa, non possiamo fare altro che adeguarci. Stiamo discutendo a livello societario per capire come affrontare questa novità».
«Passare dai ’97 e ’98 ai 2000 ai 2001 è un azzardo – commenta il presidente della Medolese, Alberto Bonesi – Io sono sempre stato contrario al concetto delle quote perché in teoria favoriscono i giovani, ma in realtà garantiscono soltanto un vantaggio alle grandi società che fanno soldi prestando i ragazzi alle squadre di categoria inferiore. Quanto ci viene imposto per la prossima stagione dalla Federazione è semplicemente assurdo. Realtà piccole come la nostra faranno fatica e in molti casi le quote che saranno costrette a giocare, non certo per colpa loro, risulteranno inadeguate ad affrontare la categoria».