Ricordando Fabio Norsa un percorso nella storia della comunità ebraica mantovana
MANTOVA. Nella sinagoga di via Govi, gremita di pubblico, è stato presentato il libro “Fabio Norsa z”l 1946-2012” (z’’l è una abbreviazione ebraica che significa “il suo ricordo sia di benedizione”). Un libro che è sì un ricordo di Fabio Norsa a dieci anni dalla scomparsa, ma anche un’immersione nella storia della comunità ebraica di Mantova: «una piccola comunità», come l’ha definita il presidente Emanuele Colorni, che nondimeno, pur piccola per numero di appartenenti, è «grande» per importanza - come poi ha detto lo stesso Colorni su input del conduttore Stefano Scansani - perché è parte fondamentale della comunità mantovana nel suo complesso. L’identità degli ebrei di Mantova è costitutiva, attraverso i secoli, dell’identità dei mantovani in generale.
Di questo, ma non solo, hanno parlato alcuni degli autori del libro: insieme ai curatori Cesare Guerra e Annamaria Mortari sono intervenuti Aldo Norsa, Angelica Bertellini, l’ex sindaco Gianfranco Burchiellaro, Rodolfo Rebecchi e Frediano Sessi.
Aldo Norsa ha ricordato, con emozione, suo padre Fabio. Mortari e poi Rebecchi la nascita e le vicende dell’associazione Mantova ebraica.
Bertellini la tenacia di Fabio Norsa, che ripeteva: «l’ebraismo deve esistere e continuare ad andare avanti».
Burchiellaro, tra l’altro, l’importanza del pensiero ebraico, persino nella cucina e nella medicina, per l’identità collettiva dei mantovani.
Sessi il ruolo di Norsa nella Fondazione Università di Mantova.
Guerra ha raccontato di quando il Fondo di libri ebraici custodito nella Biblioteca Teresiana rischiò di venire traslocato a Roma, pericolo scongiurato da una lettera di Vittore Colorni (padre di Emanuele) al ministero, allora tenuto ad interim da Andreotti, che si convinse a lasciare le cose come stavano.
In apertura ci sono stati i saluti del presidente della Provincia Bottani e del sindaco Palazzi che ha manifestato la volontà di ricordare Norsa nella toponomastica di Mantova. Dopo la presentazione del libro, la Schola Cantorum “Pietro Pomponazzo” diretta da Marino Cavalca ha eseguito alcune partiture (conservate in via Govi, nell’archivio della Comunità ebraica) e il Coro Col Hakolot di Milano diretto da Massimiliano Tarli canti e musiche della tradizione.
La XXIII Giornata europea della cultura ebraica si è conclusa col monologo “La notte prima della libertà” scritto e interpretato da Pasquale Faraco: i francesi di Napoleone hanno abolito il ghetto: rimasto disoccupato, il custode (il chiavaro, che ha le chiavi dei portoni) protesta.