Moratti: mi impegno a portare investitori anche a Mantova con il modello Expo
Letizia Moratti, candidata presidente della Regione Lombardia sostenuta dal Terzo Polo, oggi è in vista a Mantova. Nell’intervista alla Gazzetta tocca vari temi, tra cui quelli sanitari affrontati durante la sua parentesi da assessore al Pirellone, e annuncia: «Mi sto impegnando per portare investitori anche a Mantova».
Liste d’attesa lunghissime e sanità territoriale che non va. Che cosa propone per migliorare la situazione?
«Liste d’attesa e rafforzamento della medicina territoriale sono due questioni collegate, non solo perché le carenze della medicina territoriale ricadono direttamente sulle liste d’attesa - così come sulle lunghe file ai Pronto Soccorso - ma anche perché entrambe ci costringono a ripensare l’organizzazione della nostra sanità. La lunghezza delle liste d’attesa è una criticità di tutti i sistemi sanitari moderni che diventa drammatica per quelli che non hanno saputo rinnovarsi. Le difficoltà del loro contenimento dipendono da vari fattori: carenza di personale, investimenti nella prevenzione insufficienti e, quindi, maggiore complessità degli interventi che poi sono richiesti, difetti organizzativi, alta percentuale di ricorso inappropriato ad esami e cure, cioè uno spreco di denaro pubblico, che sottrae professionisti e macchinari a chi ne avrebbe un urgente bisogno. Occorre una maggiore integrazione dei medici di famiglia con il resto del sistema sanitario per una collaborazione più stretta con gli specialisti, nelle Case di Comunità, e l’attivazione di efficaci programmi di prevenzione. Mentre sul fronte dell’offerta: investimenti in macchinari più moderni, precisi e veloci - 180 milioni di euro stanziati col Pnrr sui grandi macchinari -, allungamento degli orari per le prestazioni in orari serali e nei fine settimana. Quest’ultima misura che ho voluto introdurre in via sperimentale, deve diventare definitiva, anche per facilitare a chi lavora l’accesso a visite ed esami. Un’altra misura, che ho introdotto e che sta andando progressivamente a regime, è il sistema delle decurtazioni delle risorse per le strutture private accreditate che non rispettano i tempi d’attesa, responsabilizzando le strutture sanitarie e i direttori generali. Bisogna inoltre aumentare le risorse per l’assunzione del personale e per la formazione. In uno degli ultimi provvedimenti, ho voluto lo stanziamento di 10 milioni di euro aggiuntivi per la formazione specialistica dei giovani medici».
Cosa risponde a chi le rinfaccia di essere stata alla testa della sanità lombarda e di non aver risolto i problemi?
«Rispondo con i fatti. Sono entrata in carica a gennaio 2021, chiamata per mettere mano a una campagna vaccinale che stentava a partire e che ora tutti riconoscono essere un successo, con oltre 25 milioni di dosi iniettate che fanno della nostra popolazione una delle più vaccinate al mondo. Ho cambiato la piattaforma di prenotazione ed azzerato i vertici di Aria. In meno di due mesi, gli anziani costretti ad andare a vaccinarsi a 100 chilometri da casa lo hanno potuto fare nel proprio paese. C’era poi bisogno di rafforzare la sanità territoriale e anche questo obiettivo è stato centrato, con l’approvazione della legge di riforma nel dicembre 2021 che introduce novità e ha creato un quadro normativo favorevole alla rapida messa a terra di due miliardi di euro di investimento, di cui 1,2 miliardi dal Pnrr e 800 milioni dalla Regione. Ho poi iniziato a mettere mano alla riduzione delle liste d’attesa, con i provvedimenti che ho ricordato. Ma prima di tutto ho voluto che la Regione si dotasse di un sistema di monitoraggio, che prima non c’era, sugli sforamenti per tempi, patologia e struttura. Perché per intervenire in modo efficace è essenziale sapere quello che succede nei nostri ospedali. Ma sono soddisfatta anche per l’approvazione del Piano operativo per l’autismo, approvato per la prima volta e sicuramente il più avanzato a livello italiano, e per l’organizzazione della campagna antinfluenzale che sta registrando numeri record. Anche solo su quest’ultimo aspetto, se si fa il confronto con il 2020, non si può sostenere che non ci sia stato un cambio di passo nella sanità lombarda. Per far bene serve l’aiuto di dirigenti, medici, infermieri e operatori sanitari, orgogliosi del loro lavoro al servizio dei pazienti, che non mi hanno fatto mancare il loro sostegno nei venti mesi del mio assessorato e che ringrazio per la collaborazione».
Teme di essere stretta tra l’alleanza Pd-M5S da una parte e il centro destra dall’altra e, quindi, di avere poche possibilità di vincere?
«No, perché sono due coalizioni schiacciate sulle estreme, dai toni populisti, che esprimono posizioni minoritarie. Mentre la maggioranza della gente non sogna di trasformare il nostro paese nell’Ungheria di Orban e nemmeno la decrescita felice e il no a tutto che blocca lo sviluppo e non offre opportunità e costringe i nostri giovani a cercare un futuro all’estero. La maggioranza dei cittadini non vuole nostalgiche bandiere ideologiche e identitarie con le quali consolarsi. Vogliono avere risposte concrete ai loro bisogni di salute, una burocrazia regionale amica, servizi di qualità, trasporti e infrastrutture efficienti, una scuola che prepari i loro figli a un buon lavoro, vivere in un ambiente sano nel quale far crescere la propria famiglia. A loro mi rivolgo con il mio programma».
Lei sventola la bandiera del riformismo, termine che richiama la sinistra. Ma cosa è per lei, viste le sue esperienze politiche nel centro destra, il riformismo?
«Per me significa adottare provvedimenti comprensibili, studiati, sperimentati prima, non precipitosi, condivisi e comprensibili, per intervenire sulle criticità e sulle urgenze, migliorando così la qualità di vita dei cittadini».
Quali sono le priorità del suo programma?
«Firmare un accordo di programma da un miliardo di euro per portare investimenti in Lombardia, soprattutto nelle province che crescono meno. Sono andata a Londra e ho riscontrato un grande interesse da parte di investitori internazionali e nazionali. Rivedere la gestione di Trenord e mettere a gara il servizio sull’esempio di quello fatto in Francia e in Germania che ha prodotto un risparmio del 30% e un miglioramento complessivo della qualità. Completare il percorso avviato sulle liste d’attesa e per il rafforzamento della sanità territoriale».
A Mantova abbiamo il problema dei trasporti. Andare a Milano in treno è quasi un’avventura, per non parlare delle strade…
«Deve essere migliorato il collegamento con Milano attraverso Cremona, ma bisogna rinforzare i collegamenti sull'asse est ovest e nord sud. Un collegamento ferroviario veloce tra Mantova e Verona passando per l’aeroporto Catullo è imprescindibile e nell’ambito delle olimpiadi di Cortina è più che logico inserire Mantova in questo circuito, anche per la sua potenzialità di essere una meta turistica di primo piano che va valorizzata».
Cosa pensa dell’autostrada Mantova-Cremona? Va fatta o è uno spreco di suolo e di risorse?
«Bisogna completare i progetti che ormai sono vent’anni che aspettano di venire realizzati, come l’autostrada Cremona-Mantova, che al momento è ancora sulla carta. Bisogna sbloccare le risorse finanziarie e far partire i cantieri. Il collegamento della Brennero al Tirreno è senza dubbio importante così come è importante il miglioramento delle infrastrutture esistenti, stradali e ferroviarie. Le infrastrutture sono il principale strumento di sviluppo di un sistema territoriale e le loro inefficienze o carenze generano un costo significativo per la società e un freno per il territorio».
Lei dice che vuole riequilibrare gli investimenti su tutta la Lombardia evitando il Milanocentrismo che c’è stato finora. Arriverà anche a Mantova parte di quel miliardo che ha detto di recente di aver trovato a Londra?
«Lo sviluppo della Lombardia passa anche attraverso lo sviluppo della provincia di Mantova e gli investimenti sono un potenziale volano per tutto il sistema. Mi sto impegnando ad intercettare per farli arrivare sul territorio, anche quello mantovano. Il modello Expo che ha fatto volare Milano lo applicherò a tutta la Lombardia».
Chi saranno i candidati mantovani della sua lista civica?
«Nelle prossime settimane verrà presentata la lista. Posso garantire che sono profili di qualità e coerenti con le politiche che voglio adottare una volta eletta».
Calenda e Renzi sono i suoi compagni di viaggio che l’accompagnano seppur da lontano. C’è chi dice che siano due figure scomode…
«Io mi trovo bene con loro, anche se abbiamo storie e sensibilità diverse, condividiamo l’idea di far cambiare passo alla Regione con politiche concrete e un programma articolato, facendo lavorare in sinergia le nostre differenze e non contrapponendole».