Dal riso al pollo: così la fiammata dei prezzi svuota il carrello dei mantovani
Un chilo di riso? Se l’anno scorso costava 2,4 euro, adesso occorre sborsarne 3,6. E accompagnarlo con una fettina di pollo è quasi un lusso: un chilo di petto viene 13 euro (contro i 10,4 del 2022). Anche il dentifricio è aumentato, ora lo stesso tubetto da cento millilitri viene venduto a 2,8 euro quando dodici mesi fa ne bastavano 2,45.
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Che poi “adesso” e “ora” rimandano a un passato molto prossimo ma già sbiadito, perché le quotazioni medie – rilevate dall’osservatorio del ministero delle Imprese su base provinciale – si riferiscono al mese di marzo, e l’Istat ha già messo le mani avanti per aprile: i dati provvisori certificherebbero una ripresa dell’inflazione, dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% in un anno. Insomma, minaccia di non arrestarsi la corsa dei prezzi, che a ogni giro traccia un solco sempre più profondo. La linea di faglia di un terremoto sociale.
Beni di prima necessità
Latte fresco, pane, pasta, olio e passata di pomodoro (volendo proprio esagerare): anche mettere insieme un pasto elementare, di quelli che saziano con poca spesa, sta diventando impresa da acrobati dello scontrino. Quotazioni medie alla mano, assumendo come base di misura un chilo e un litro, da un anno all’altro la spesa complessiva è lievitata da 13,76 a 17,09 euro. Tranne poche eccezioni, tra cui i finocchi e le mele renette, è aumentato tutto. Gli stipendi? Fermi.
Oltre l’esercizio contabile, la vertigine dei decimali e delle percentuali, graffia la disperazione di chi continua a perdere potere d’acquisto, avvicinandosi al burrone dell’indigenza. Mentre monta la rabbia per una situazione che appare svincolata da ragioni di mercato: «È ormai evidente che la corsa dei prezzi è frutto di una speculazione non più riferibile al costo dei beni energetici – tuona il presidente di Federconsumatori Mantova Luigi Pace, a Rimini per il congresso nazionale dell’associazione – sia chiaro, la colpa non è dei commercianti, le dinamiche sono a monte della distribuzione. Il risultato è che anche la classe media è spinta verso il basso».
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Mercato fuori controllo
«Il calo dei costi non si è ancora tradotto nella riduzione dei prezzi» conferma Giovanni Buvoli, vicesindaco, assessore al bilancio e referente del Comune nella commissione per la rilevazione dei prezzi al consumo, che abbraccia sindacati, industriali, Camera di commercio, associazioni di categoria e dei consumatori. «La situazione è ancora di grande oscillazione e incertezza – osserva Buvoli – secondo gli ultimi dati Istat l’inflazione sta risalendo». A trascinarla sarebbe l’impennata dei beni energetici non regolamentati, compensata soltanto in parte dalla flessione di quelli regolamentati. Vedi alle voci carburanti, gas ed energia elettrica sul mercato libero. Insomma, guai in vista.
Il lusso della carne
Se i prezzi continuano a correre, mentre stipendi e pensioni annaspano, per mettere assieme il pranzo e la cena, senza rinunciare a pagare bollette, mutui e affitti, si alleggerisce il carrello della spesa. Tradotto, si mangia di meno, oppure peggio, derogando alla qualità. In questo quadro di crisi, la carne è tornata a essere un lusso, come nell’Italia in bianco e nero di prima del Boom. L’osservatorio nazionale di Federconsumatori stima una contrazione del 16,9%, mettendoci dentro pure il pesce, altro bene per portafogli ben forniti.
«Se i clienti comprano meno carne? Per quanto riguarda le realtà artigianali come le nostre, a differenza della grande distribuzione organizzata, i consumi tengono – interviene Ivano Braccaioli, presidente dell’associazione macellai di Confcommercio – è vero che i clienti si stanno orientando verso le carni bianche e tagli diversi, meno cari, ma senza rinunciare alla qualità. Magari c’è anche chi mangia la carne una volta in meno, però pretende sia buona». L’imperativo del risparmio incrocia una tendenza di segno contrario: «In molti prediligono i piatti pronti anche se la classica fettina verrebbe a costare meno. È cambiata la mentalità di consumo». Fretta e comodità vincono sul calcolo.