Perdite di raccolto dal 20 al 60%: l’annus horribilis dell’agricoltura mantovana
È l’anno delle sferzate della grandine, che nel Mantovano hanno causato danni per 130 milioni, del debutto della nuova Pac, delle minacce legate a malattie come la Psa. È anche, però, l’anno del mercato che finalmente sorride agli allevatori di suini e a chi produce latte, anche quello spot. Per l’agricoltura è tempo di bilanci. A tracciare la tendenza il presidente di Coldiretti Mantova, Fabio Mantovani, alla vigilia della 73ª Giornata del Ringraziamento, che sarà celebrata domenica con la messa al Santuario della Beata Vergine delle Grazie, la consegna dei doni della terra e la benedizione dei lavoratori e dei mezzi agricoli.
Come giudica l’annata agraria che si è appena conclusa?
«Per alcuni aspetti è stata migliore rispetto a quella precedente, con il 2022 funestato da una siccità particolarmente diffusa. Quest’anno, dopo alcuni mesi caratterizzati dalla carenza idrica, si è comunque manifestata una criticità legata ai cambiamenti climatici, con gelate primaverili e grandinate nel corso dell’estate che hanno provocato danni alle coltivazioni e alle strutture. La nostra provincia, in particolare, è stata la più colpita in Lombardia dagli eventi di luglio, con oltre 130 milioni di danni. Ciononostante, non è mancata la solidarietà dei nostri agricoltori, che nel corso dell’estate hanno inviato a più riprese rotoballe di erba medica ai colleghi romagnoli, colpiti dall’alluvione di maggio».
Quali colture sono state più colpite dal caos climatico?
«Una delle più colpite è stata la pera, che ha registrato una produzione inferiore alle medie stagionali del 70% ed è purtroppo il quinto anno di fila che gli agricoltori devono fare i conti con le avversità atmosferiche o gli attacchi di agenti patogeni come la cimice asiatica. Auspichiamo per il futuro un’attenzione più mirata attraverso bandi e aiuti pubblici, per non perdere un prodotto tradizionale per il nostro territorio. Anche il pomodoro ha registrato un calo delle produzioni del 20%, le zucche hanno perso in quantità fra il 20% e il 30%, il frumento e l’orzo hanno segnato in alcune zone delle contrazioni fino al 40%, la soia ha registrato un andamento altalenante, così come il riso, che ha comunque messo a segno complessivamente un incremento produttivo del 10 per cento. Credo, tuttavia, che molti siano rimasti colpiti la scorsa estate dalle immagini delle serre di melone e cocomero distrutte da trombe d’aria e grandine».
Le Tea, le Tecniche di evoluzione assistita, possono contrastare i cambiamenti climatici?
«Sì. Sul tema delle Tea o New Breeding Techniques, Coldiretti si è espressa fin da subito in maniera favorevole, in quanto si tratta di progressi genetici che hanno un approccio diverso rispetto agli Ogm, che come associazione abbiamo avversato. Le Tea consentono di accelerare quel miglioramento di specie in grado di rispondere meglio ai cambiamenti climatici».
Latte, suini e carne bovina: come sta la zootecnia?
«C’è qualche incertezza. Il prezzo dei suini da molti mesi macina record di prezzi, ma non possiamo dirci tranquilli. La peste suina africana rappresenta una minaccia e dobbiamo agire rapidamente per completare la biosicurezza degli allevamenti e contenere la popolazione di cinghiali. Non possiamo correre il pericolo di vederci bloccare le esportazioni di salumi, perché parliamo di una filiera che vale 20 miliardi di euro. Il lattiero caseario attraversa una fase a corrente alternata. Il prezzo del latte spot da qualche settimana è in rialzo. Il Grana Padano, altro elemento in grado di influire sull’andamento dei prezzi, segna una fase positiva e la riforma delle Indicazioni Geografiche a livello europeo pensiamo possa sostenere l’export e i consumi. Il Parmigiano Reggiano vive una fase di minore vivacità dei listini dopo mesi particolarmente positivi, ma confidiamo in una ripresa. La carne bovina sconta la difficoltà di un tasso di auto-approvvigionamento inferiore al 42% e a prezzi di mercato scarsamente premianti per gli allevatori. Ci auguriamo, poi, che il comparto avicolo possa lasciarsi alle spalle l’incognita dell’influenza aviaria, magari grazie a una campagna vaccinale».
Timori per i lupi?
«Siamo preoccupati. È da anni, ormai, che manifestiamo come Coldiretti per denunciare situazioni preoccupanti sul fronte degli animali nocivi, dalle nutrie ai piccioni, dalle volpi ai cinghiali, ora anche i lupi».
Qual è il bilancio del primo anno di applicazione della nuova Pac?
«Difficile esprimere un giudizio esaustivo, perché il primo anno ha registrato alcune deroghe a causa del conflitto russo-ucraino. Ci batteremo, però, affinché vengano modificate le regole che vietano di seminare mais su mais e che impongono l’applicazione del 4% delle aree coltivate a set-aside. La provincia di Mantova sarebbe costretta a importare ingenti quantitativi dall’estero, con un incremento delle emissioni».
Le energie rinnovabili e l’intelligenza artificiale cambieranno il volto dell’agricoltura?
«Probabilmente sì, ma ritengo che contribuiranno a un cambiamento in meglio e che potranno dare un contributo per accelerare il percorso verso la transizione ecologica, ridurre gli sprechi e i costi in agricoltura, favorire la competitività delle imprese. Queste evoluzioni non dovranno essere disgiunte da una visione etica. Il centro dell’agricoltura resterà sempre l’uomo ed è per questo che la formazione sarà la strada da percorrere, anche grazie all’Its che Coldiretti Mantova ha fin da subito sostenuto».