Romans tra Fugarela, Pignarul e il falò del Pan e Vin
ROMANS Prospettando il futuro raccolto, l’annata agricola del 2024, sul territorio comunale di Romans d’Isonzo si è preannunciata in forma chiaro-scura, un po’ stentata e non certo delle migliori. Sono stati questi gli auspici tratti ieri sera dalla direzione assunta dal fumo che si è sprigionato dai falò epifanici accesi nel capoluogo e nelle frazioni di Fratta e Versa.
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Tradizione pienamente rispettata, comunque, nonostante qualche violento scroscio di pioggia, soprattutto a Fratta, con tante persone che si sono raccolte attorno ai tre fuochi per rinnovare questo antico rito propiziatorio di lontanissime origini pagane e che, a memoria dei residenti più anziani, si è sempre tenuto nei tre paesi. Anche quest’anno è stata la piccola comunità di Fratta ad anticipare tutti con la sua “Fugarela”, il covone con l’elegante Befana posta anche quest’anno in cima, che da molti anni ormai viene allestito in fondo a via Lottieri dal concittadino Cesare Visintin.
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Ad accenderlo, alle 17.30 precise, in mezzo da una pioggia battente durata per fortuna solamente pochi minuti - presenti il sindaco Michele Calligaris con la sua giunta - è stata Eugenia Raulet, una giovane ragazza della Moldova affiancata dall’amica Cristina Gardenal, con l’aiuto degli organizzatori. E mentre le fiamme si levavano in cielo sollevando lo scetticismo di molti per la direzione che il fumo stava assumendo, i presenti, a pioggia cessata, hanno potuto scambiarsi gli auguri di un felice 2024 sorseggiando vin brule e cioccolato caldo, accompagnati dai dolci caserecci preparati e offerti dalla laboriosa comunità.
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Da Fratta l’attenzione si è poi spostata nella frazione di Versa, dove alle 18 in tanti si sono raccolti attorno al corposo “Pignarul” , curato dai componenti della famiglia Zotter e acceso a tale ora nel cortile della loro “Locanda CasaVersa 1834”, in via Gorizia, dove il rito epifanico è stato pienamente onorato a suon di brindisi e stuzzichini offerto dai titolari del locale. Presenti anche a Versa, sindaco e amministratori si sono quindi trasferiti nella zona sportiva di Romans, dove il tradizionale “Pan e vin”, promosso come sempre dall’associazione culturale “I Scussons” e gestito con cura dal locale gruppo alpini Aldo Barnaba , affiancato da diversi volontari, è stato dato alle fiamme alle 18.40. Ad appiccare il fuoco è stato il popolare Olivo Cocetta, classe 1929, che con decisione ha acceso la torcia per poi infilarla tra la paglia del covone per far sprigionare le fiamme, mentre qualcuno dei tanti presenti intonava “Pan e vin, la polenta di Sarasin...”, ovvero le prime strofe di una lunga atavica cantilena con riferimento a personaggi locali vissuti tanti anni fa, dalle origini e dal senso ormai inghiottiti dal tempo. A quel punto tutti gli sguardi si sono diretti verso il cielo per interpretare le prime volute di fumo che si sprigionavano dal falò e cercare di capire cosa ci si poteva aspettare dal 2024. Il fumo ha inizialmente stentato a decollare, rasentando il terreno, presagio assai negativo, poi invece ha puntato un po’ più deciso verso l’alto facendo trarre un sospiro di sollievo a chi si affida a questi auspici, sapendo che quella direzione del fumo viene considerata annunciatrice di un più discreto raccolto. Ma al di là delle poco incoraggianti previsioni, ci si è poi confortati prendendo d’assalto i chioschi, che come da tradizione servivano il classico minestrone con tanto di cotechino accompagnati da vin brulè o da un bel bicchiere di vino rosso. —
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