In Friuli Venezia Giulia introvabili 6 lavoratori su 10
TRIESTE La caccia ai lavoratori introvabili è ripartita dopo la pausa di fine anno. Anche a gennaio, secondo la consueta fotografia del sistema Excelsior di Unioncamere, in Friuli Venezia Giulia quasi il 60% dei profili necessari alle imprese risultano di difficile, e in alcuni casi impossibile, reperimento. A mancare sono in particolare le figure professionali nel turismo, a partire da cuochi e camerieri del pubblico esercizio e della ristorazione, ma complicati da assumere sono anche gli operai specializzati nelle rifiniture delle costruzioni, i tecnici della salute, gli informatici, gli ingegneri, i meccanici artigianali, i montatori e i riparatori, gli installatori di attrezzature elettriche.
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I dati
Le entrate previste dalle aziende intervistate da Excelsior per il mese di gennaio erano pari a 10.450 lavoratori (il 42,2% nell’industria, il 57,8% nei servizi), l’8% di quelle in agenda a Nordest (118.300). Nel 27% dei casi si tratta di entrate stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, nel 73% con contratti a termine.
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E ancora, per il 58% sono concentrate nel settore dei servizi e per il 52% nelle imprese con meno di 50 dipendenti; il 22% riferite a dirigenti, specialisti e tecnici, il 29% a under 30, il 20% a personale immigrato, il 15% a laureati. Ma per il 57,6% parliamo di entrate non garantite causa mancanza di candidati (38%) o per una loro preparazione inadeguata (14,4%). Il dato è più alto della media regionale a Pordenone (61,9%) e Udine (57,7%), mentre a Gorizia (56,3%) e a Trieste (52,5%) il mismatch è appena meno accentuato. La parte del leone la fa la provincia di Udine con 4.320 lavoratori previsti in entrata (il 41% del totale), seguono Pordenone con 2.790 (27%), Trieste con 2.010 (19%) e Gorizia con 1.340 (13%).
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L’anticipazione trimestrale
Non troppo diversa l’anticipazione trimestrale di Excelsior: 28.640 le entrate a fine marzo, di cui 11.940 a Udine (42%), 6.930 a Pordenone (24%), 5.540 a Trieste (19%) e 4.230 a Gorizia (15%). Sempre che, appunto, si trovino i profili che servono. Il contesto, evidenza Carlos Corvino, responsabile dell’Osservatorio regionale del mercato del lavoro, mostra già «un evidente fenomeno di disallineamento tra la domanda e l’offerta, soprattutto giovanile, per questione di regressione demografica» e va monitorato in prospettiva, posto che, è la stima dell’Osservatorio, «nei prossimi cinque anni serviranno in Friuli Venezia Giulia 95mila occupati in più, di cui il 70% per rimpiazzare le persone che andranno in pensione».
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I fattori che pesano
Sarà proprio il turismo, sempre più, ad aver bisogno di professionalità, ma come e dove trovarle? «Le aziende – spiega Corvino – si stanno ora muovendo anche con lo strumento dei recruiting day organizzati dai Servizi per il lavoro della Regione –, ma a spiegare sin qui, oltre al fattore demografico, le difficoltà di reperimento del personale sono pure la precarietà, la stagionalità e la frammentazione delle esperienze lavorative. La modalità a chiamata pesa infatti per quasi il 30% e la durata dei contratti è più bassa di quella di altri settori».
Gap di genere e generazionale
Qualche dato? «La durata dei contratti del turismo negli ultimi due anni è mediamente di 97 giorni e un’assunzione su tre non supera i 60 giorni. Quanto al reddito annuo lordo, a causa di questa stagionalità del lavoro, non si va oltre ai 10.600 euro di media, con la ristorazione che si ferma a 9mila». Questioni aperte «su cui abbiamo la massima attenzione – commenta l’assessore al Lavoro Alessia Rosolen –, consapevoli che in Fvg esiste non solo un gap di genere, ma anche generazionale per quanto riguarda l'ingresso e la permanenza del mercato del lavoro. Per questo, in Stabilità abbiamo tra l’altro introdotto nuovi incentivi, già a disposizione delle aziende, per favorire assunzioni di donne e di giovani a tempo determinato, ma per almeno un anno. Una strada utile anche sul fronte formativo».
Le prospettive
Di qui le previsioni contenute in un’indagine dell’Osservatorio sul mercato del lavoro nel settore turistico. «Se camerieri, baristi e cuochi saranno tra i più richiesti nel quinquennio, per un totale di circa 6mila unità in regione – spiega Corvino –, la difficoltà di reperimento si aggirerà attorno al 40% e con un indice di stabilità del lavoro che si prospetta ancora troppo basso». Ci potrebbe essere anche qualche “colpa” dei giovani? «Nonostante la popolazione residente tra i 15 e i 34 anni diminuisca di quasi 30mila unità in 10 anni, dai dati non emerge l’immagine di giovani “sfaccendati”, ma di un settore spiccatamente stagionale che, per la fascia d’età più bassa, rappresenta l’occasione per occupazioni più o meno occasionali, in attesa di completare il ciclo di studi e inserirsi nel mercato del lavoro in modo auspicabilmente più stabile e in linea con le proprie competenze».
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