Adriatici adesso è in libertà, ma ha paura. La prefettura decide per la sorveglianza
/ VOGHERA
La prima giornata di libertà, dopo tre mesi di arresti domiciliari, l’ha trascorsa lontana da Voghera. L’ex assessore Massimo Adriatici, indagato per l’uccisione di Youns El Boussettaoui in piazza Meardi, è uscito di casa all’alba, ieri mattina, con la sua valigetta per raggiungere una località nel Modenese dove aveva un processo come avvocato. Un allontanamento dettato, però, non solo da ragioni di lavoro. Adriatici, che ieri è tornato libero per scadenza dei termini di custodia, ha confessato ai suoi avvocati di avere paura. E la prefettura ritiene che abbia le sue ragioni. Per questo il ministero dell’Interno ha deciso di alzare la soglia dell’attenzione, con un servizio di vigilanza apposito. Le forze dell’ordine hanno ricevuto la disposizione di mantenere alta la sorveglianza a tutela dell’indagato, per evitare che l’aria avvelenata che si respira a Voghera possa portare a degenerazioni. Non risultano esserci state, però, minacce dirette verso l’ex assessore. «C’è però un clima di odio che alcune persone stanno alimentando oltre ogni limite – si limita a dire l’avvocato Gabriele Pipicelli, che difende Adriatici insieme alla collega Colette Gazzaniga –. Per ora ci limitiamo a fare le nostre segnalazioni».
i post sui social
Il riferimento è ad alcuni messaggi comparsi, nelle ultime settimane, sui social. L’ultimo ieri mattina. In un post in arabo che invitava alla protesta contro la liberazione di Adriatici è comparsa una immagine dell’ex assessore a testa in giù. In un’altra foto Adriatici è accostato a Michele Misseri, coinvolto nel delitto di Avetrana. Alcuni giorni fa, sullo stesso gruppo social, Adriatici era rappresentato dietro le sbarre mentre una mano armata gli puntava la pistola contro. Sotto i post sono comparsi alcuni messaggi del tipo «ammazzatelo». «Su questa vicenda ognuno può pensarla come vuole, anche se sarebbe meglio conoscere gli atti prima di esprimersi – aggiunge Pipicelli –. Ma le istigazioni all’odio sono un’altra cosa».
verso il processo
Si può dire che per ora Adriatici ha riconquistato la libertà solo sulla carta, ma sarà lungo e tortuoso il percorso per tornare alla normalità. Percorso che dovrà intrecciarsi con le tappe del processo che si aprirà a breve. La procura di Pavia, attraverso il magistrato Roberto Valli, contesta l’eccesso colposo di legittima difesa e per questa accusa si prepara a chiudere le indagini.
Per la procura, quindi, la sera del 20 luglio davanti al bar Ligure Adriatici non avrebbe esploso il colpo in maniera intenzionale (come sostengono gli avvocati dei parenti di Youns, Marco Romagnoli e Debora Piazza), ma avrebbe percepito in maniera esagerata il rischio che correva quando ha premuto il grilletto contro il 39enne El Boussettauoi, che lo aveva aggredito, uccidendolo. Ancora prima della scadenza dei termini di custodia (sono consentiti massimo tre mesi per reati che prevedono pene sotto i sei anni, come appunto i delitto colposi) la procura aveva chiesto di revocare i domiciliari ad Adriatici, ritenendo che non ci fosse più la necessità di tenerlo agli arresti. La giudice Maria Cristina Lapi ha risposto dicendo di no e lasciando che il provvedimento di arresto arrivasse alla sua scadenza.