«Noi, tenuti in scacco dalle baby gang. A Mestre abbiamo tanta paura»
Dopo l’ennesimo episodio di danneggiamento al tram parlano gli esercenti e i negozianti del quartiere attorno a piazzale Cialdini
MESTRE. I commercianti di piazzale Cialdini e di viale San Marco hanno imparato a chiudere a chiave le porte dei loro esercizi, la sera. Anche durante l’orario di lavoro, perché gli episodi che fanno paura hanno smesso di essere semplice narrazione sui giornali, palesandosi anche di fronte ai loro occhi.
«Sarà stato tre settimane fa. Ho visto una ragazza in lacrime, proprio qui davanti, accerchiata dai poliziotti. Era stata rincorsa da un uomo» il racconto di Sabrina Sanna, titolare del negozi o di abbigliamento Vividanza, in via Lazzari, proprio di fronte alla fermata del tram. Lì dove, nella prima serata di martedì, un gruppo di giovanissimi ha frantumato il vetro del tram, con a bordo una quindicina di persone.
«Non lo sapevo neanche, ormai ho perso il conto degli episodi di questo tipo» prosegue Sanna. «La sera ho paura, anche perché sono rimasta la sola a tenere aperto. Lavoro in centro, continuando a pagare affitti da centro città, ma la situazione è quella di una periferia. Mi preoccupa che certe azioni siano compiute in pieno giorno e da ragazzini. Mi chiedo dove siano i loro genitori, come possano non accorgersi di cosa fanno i loro figli. Io sono nata a Mestre e vivo qui da sempre. In 25 anni, la città ha stravolto la sua immagine».
Proseguendo lungo viale San Marco, la situazione non varia. Anche qui, tempo fa, la baby gang ha colpito, prendendo a sassate il tram. «La sera, quando chiudiamo, non siamo tranquille, anche perché siamo due donne» spiega Antonella Guadagnin, da dietro il bancone dell’alimentari La Bait’osa. «Quando sentiamo dei gruppi di giovani che si avvicinano, urlando, ci chiudiamo dentro. Magari sono dei bravissimi ragazzi, che semplicemente hanno un tono di voce alto, ma abbiamo paura. E la sera, quando usciamo dal negozio, teniamo sempre nella borsa una bomboletta con lo spray al peperoncino».
La risposta è diversa, quando a parlare è un uomo. Non ha paura Alì Albertini, titolare di Caffè Galway, sempre in viale San Marco. «Io fortunatamente non ho mai assistito a episodi di questo tipo. Ma ho aperto il bar poco più di un anno fa, qundi raramente sono riuscito a chiudere dopo le 18. La sera la situazione è sicuramente diversa e lungo il viale circola gentaglia, ma finora non ci sono state ripercussioni sul mio lavoro». —
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