Jesolo: si è spento Francesco Luvisotto, il “bersagliere dell’Armata rossa”
Commozione in città per la scomparsa del 98enne ex titolare di Villa Roberta. Il figlio: «Non ha mai sopportato le prevaricazioni»
JESOLO. Commozione a Jesolo per la scomparsa a 98 anni di Francesco Luvisotto. Il titolare della Villa Roberta, pensione in piazza Trento oggi gestita dall’affezionato figlio Walter, ha vissuto una vita avventurosa.
Il “bersagliere dell’Armata Rossa” era stato soprannominato per i suoi trascorsi nella Seconda guerra mondiale, quando si era unito ai russi dopo la liberazione dal campo di concentramento in Germania. Un uomo dal forte senso di libertà, che lo ha portato a vivere una vita piena, ma anche tribolata.
Nato in una famiglia numerosa, formata da 7 fratelli e sorelle, ha vissuto la gioventù nel Veneto cattolico, povero e padronale. Ventenne, era partito per la guerra, poi catturato dai nazisti e imprigionato in un campo di concentramento.
«Ha vissuto in condizioni subumane», ricorda il figlio, «tanto che una volta ammalatosi, pensò che non sarebbe più tornato a casa. Pregò. E gli fu concessa la grazia. Poi è arrivata l’Armata Rossa che lo ha liberato. Ed è rimasto con loro, combattendo contro i nazisti. Tornato a casa dopo un lungo viaggio, ha ritrovato il Paese che conosceva, con i suoi pregi e i suoi difetti. Ha lavorato all’estero, prima in Francia, poi in Svizzera, dove ha conosciuto mia madre. Hanno passato la vita a lavorare. Aveva maturato un senso innato della libertà ed è stato un soldato anche nella vita, senza mai sopportare prevaricazioni, inefficienze, incompetenze. Quando qualcuno lo trattava male nel lavoro, se ne andava. Aveva capito il costume di questo Paese, dove ognuno si fa le regole per conto suo». —