L’Università della rettrice di Padova Mapelli: «Da ottobre si torna in aula, è la svolta attesa da tutti»
L’Ateneo ha tre piani per gestire il Covid. La neorettrice: «Non vedo l’ora di inaugurare la Piave». Il risultato: «La mia elezione conferma che il rettorato uscente ha fatto tanto e bene»
Il primo obiettivo, quello più importante nel breve periodo, è tornare a guardarsi negli occhi, riportando gli studenti a vivere l’esperienza universitaria, «che non è fatta solo di lezioni».
Il piano c’è già. O meglio, i tre piani sono già pronti e definiti da tempo: la prima opzione, tutti in aula; la seconda, lezioni a “capacità Covid”, ovvero al 50% e la terza, inverosimile ma comunque contemplata, tutti di nuovo a casa davanti al pc.
A meno di ventiquattro ore dall’elezione Daniela Mapelli, neorettrice dell’Università di Padova, ha idee chiare e grandi aspettative in vista dell’avvio dell’anno accademico: «Mi aspetto grandi cose» conferma protagonista in aula Magna al Bo «si parla molto di resilienza e noi insieme ne abbiamo dato prova trasferendo in tempo reale, il marzo di un anno fa, 3 mila insegnamenti sulla piattaforma informatica senza mai fermare la vita accademica».
Un’esperienza altamente formativa anche per chi, come la prorettrice alla didattica, l’ha guidata: «Dal primo ottobre, però, mi auguro che torneremo tutti in presenza, in aula come in città» prosegue Mapelli «è una svolta che tutti agognano. Il mio corso si tiene nel secondo semestre e ho potuto insegnare solo tre settimane in presenza. Ma ho sentito, grandissima, la voglia degli studenti di partecipare, non solo alle lezioni, perché tra i 19 e i 25 anni all’università si vive un’esperienza comunitaria importantissima».
Il Bo ha quindi già prenotato tutte le 432 aule necessarie a garantire il rientro in presenza ed è alla ricerca di ulteriori spazi: 25 le aule che servono in più, anche in vista dell’aumento degli studenti. Intanto, per il secondo semestre, saranno disponibili due grandi spazi in via Campagnola per le scienze umane.
«Nell’ultimo anno e mezzo ho imparato a non fare previsioni» assicura Mapelli «ma a lavorare con tre piani alternativi. Tutte le aule sono attrezzate anche per la didattica duale e daremo le sim agli studenti affinché non abbiano problemi di connessione. Quanto alla didattica online, una volta tornati a regime starà a noi decidere cosa tenere».
I GRANDI PROGETTI
E mentre nella transizione si lavora per portare Obama alla festa per gli 800 anni – con scarso successo, anche se, sembra, le sorprese non mancheranno comunque –, Mapelli delinea l’idea di un ateneo «che difende il proprio patrimonio storico ma è proiettato al futuro» e in cui la necessità di spazio incrocia con i progetti edilizi più ambiziosi con una crescita di 3 mila metri quadri e «una forte collaborazione con la città per cui queste opere avranno un ruolo di riqualificazione importante, all’insegna della sostenibilità ambientale».
«Non vedo l’ora che sia pronta la Piave Futura» aggiunge Mapelli «un progetto grandioso sia per l’Università che per la città e anche se realizzeremo prima la programmazione in Fiera e le aule di via Campagnola, arriveremo comunque a tagliare il nastro di un progetto che è iniziato durante il rettorato Rizzuto, ma che sentirò “mio”, anzi “nostro”».
Più lunghi i tempi per il nuovo ospedale «non credo che ne vedrò la fine da rettrice» sostiene «ma nel frattempo inizieranno i lavori e sarà un’opera rivoluzionaria cui l’Università ha partecipato con il documento di visione e che a Padova Est avrà una torre per la ricerca e spazi per la didattica», ovvero due principi guida del nuovo rettorato.
Intanto, dopo il corso di laurea in Biologia Marina a Chioggia, con il nuovo anno accademico a Rovigo partirà un corso internazionale di Ingegneria «a cui teniamo moltissimo, perché le sedi distaccate sono lontane geograficamente ma sono parte integrante dei nostri percorsi» assicura.
LA SQUADRA
Mapelli annuncia che si porrà al servizio di tutto l’Ateneo, alla guida di una squadra che al momento ha solo il vicario, il confermatissimo Giancarlo Dalla Fontana, mentre la scelta dei nomi dei prorettori sarà subordinata alle deleghe necessarie e non viceversa: «Servirà un’estrema competenza» sostiene Mapelli «ma da sola non sarà sufficiente, perché ricercherò un grande senso delle istituzioni e di generosità, poiché chi accetterà la carica dovrà abbandonare in parte di interessi di ricerca e avere una forte inclinazione alla collaborazione e alla condivisione, perché solo se si è disposti ad ascoltare tutti si ottengono grandi risultati».
Sulla possibilità che Fabrizio Dughiero entri nella governance, Mapelli glissa con grazia, mentre plaude al sostegno degli studenti – «che mi rende particolarmente orgogliosa, come prorettore alla didattica ho lavorato molto con loro, sono tosti e ci siamo scontrati, ma evidentemente hanno apprezzato la mia lealtà, la condivisione e voglia di fare» – né si sottrae al “giudizio” del Pta che ha premiato Patrizia Marzaro: «Fa tutto parte della competizione dopo la quale si torna a essere una grande comunità.
Io sarò la rettrice di tutti e se il loro voto esprime un disagio o un malessere, sono pronta ad ascoltare le loro istanze». Resta giusto il tempo per una piccola soddisfazione: «La campagna si è giocata molto su una scelta tra continuità e discontinuità» conclude «la mia elezione conferma quindi che l’ultimo rettorato ha fatto tanto e bene».