Laguna, il ritorno del Magistrato alle acque
VENEZIA. In settimana un nuovo decreto che ripristina il Magistrato alle Acque. In settembre la nomina del presidente dell’Autorità per la laguna, riveduta e corretta in senso federalista. Potrebbero essere queste le prossime mosse del governo sul tema salvaguardia. Un quadro complicato, che vede molte emergenze non risolte e il Consorzio Venezia Nuova a rischio di fallimento.
Sotto la lente anche l’attività dei commissari nominati lo scorso anno dal governo Conte. Elisabetta Spitz, dirigente del Demanio, doveva “sbloccare i cantieri” e accelerare l’opera. In realtà le scadenze fissate nel decreto non sono state rispettate. A cominciare dal completamento degli impianti, previsto per il 30 giugno 2020. E la consegna dell’opera finita, indicata per il 31 dicembre 2021.
Una data che non sarà possibile rispettare. C’è scritto anche nella relazione inviata al ministero del Provveditore alle Opere pubbliche del Triveneto Cinzia Zincone. La commissaria adesso pensa alla gestione del Mose, anche se l’opera non è conclusa. Ha pubblicato con Marsilio un volume fotografico in cui spiega le sue idee sul Mose. «Proteggerà la laguna fino a un innalzamento del mare di 3 metri», dice. Ricorda che si dovrà «caso per caso anticipare oppure ritardare il sollevamento delle singole barriere». Esperimenti fatti in dicembre a Malamocco, aspramente criticati dagli ingegneri idraulici per gli effetti di erosione provocati ai fondali. Infine, l’accordo con Eni per cercare l’alimentazione delle barriere con fonti energetiche rinnovabili.
Una strada complicata. Non specifica, la commissaria, come intende rimediare alla grave situazione di corrosione, denunciata dagli esperti e mai affrontata negli ultimi anni. Una questione che si aggrava, e mette a rischio anche la tenuta dell’opera. Gli steli tensionatori sott’acqua sono attaccati dalla corrosione, così gli elementi delle cerniere. Nelle paratoie della barriera di Treporti, sott’acqua da otto anni, la situazione è particolarmente grave.
Ma un piano di manutenzione, annota il provveditore nella sua relazione, non c’è. Così il Provveditorato ha bandito nei giorni scorsi una nuova gara per la manutenzione, 64 milioni di euro. Intanto si pensa a chi dovrà gestire la manutenzione e la gestione del Mose, costo almeno 100 milioni ogni anno. E la parlamentare veneziana Orietta Vanin (M5s) chiede al ministro Giovannini di chiarire.
«Grave il mancato raggiungimento degli obiettivi da parte del commissario come segnala il provveditore», scrive, «manca il piano di avviamento dell’opera e il completamento degli impianti. A quando il collaudo del Mose? Qual è il rischio della città in vista dell’autunno? A che punto sono gli interventi di messa in sicurezza di San Marco? Lo abbiamo chiesto più volte ma non abbiamo mai avuto risposta».